“Se ci pensiamo bene, non abbiamo creato nulla di nuovo: abbiamo solo cercato di inserire in un unico piano progettuale l’orto urbano, il laboratorio di restauro di pietra e legno e quello multimediale e grafico, collegando le tre esperienze in modo tale da poter indagare sull’influenza di ciò che abbiamo fatto sull’impatto turistico e sulle eventuali ricadute economico-sociali“. Le parole sono di Alessandra Graziani, project manager di “Io lavoro to push up talents”, progetto alla base del cantiere sociale BiSmart, che ha raccontato a Bisceglie24 i risultati raggiunti e gli obiettivi ancora da centrare del progetto avviato lo scorso anno grazie alla collaborazione di numerose realtà, istituzionali e associative, di Bisceglie e dei paesi limitrofi.
Lei e sua sorella Manuela, referenti tra l’altro dell’associazione A31-20 Futuro Anteriore che ha partorito il progetto, hanno raccontato passato, presente e futuro di quello che loro stesse definiscono “incubatore sociale”, e lo hanno fatto all’interno dell’orto urbano realizzato nel cortile dell’Istituto “Sergio Cosmai” in via Villa Frisari: “BiSmart è l’acronimo di Bisceglie Innovazione Sociale Multimediale Agricoltura Restauro Turismo – hanno esordito – Il nostro è un incubatore sociale perché sfrutta l’innovazione sociale stessa e con questo aggettivo non intendiamo solo ciò che si rivolge alle persone con svantaggi, ma alla collettività intera”.
Per capire l’evoluzione di BiSmart, la stessa Alessandra Graziani ha fatto un confronto con le dichiarazioni che lei stessa rilasciò proprio a B24 lo scorso mese di gennaio (leggi qui), quando l’attività progettuale stava vivendo la sua fase preliminare: “Rispetto a gennaio, quando eravamo ancora praticamente a zero, siamo riusciti a completare ben tre cantieri sociali – ha detto – uno legato al restauro di pietra e legno, un altro allo sviluppo di tecniche utili per realizzare progetti audiovisivi e un altro ancora ispirato all’agricoltura sociale. Devo dire, senza falsa modestia ma consapevole di essere stata solo un piccolo tassello di questo grande mosaico, che l’esperienza si è rivelata un successo, e la cosa più bella è stata vedere l’enorme soddisfazione dei ragazzi partecipanti, accompagnati delle associazioni che hanno collaborato, tra le quali Tandem Onlus, Cineclub Canudo, Learnig Cities, Pro Loco, Uno Tra Noi, Pegaso Onlus, e dalle realtà istituzionali, come il Comune di Bisceglie, la Provincia di Barletta-Andria-Trani e il Gal Ponte Lama“.
Una menzione particolare è stata fatta per l’orto urbano, recentemente presentato alla cittadinanza: “Quella dell’orto urbano è stata un’esperienza decisamente innovativa e formativa, capace di cambiare pelle e adattarsi a qualche imprevisto – hanno continuato le due sorelle – Abbiamo prodotto e raccolto frutta e verdura, coinvolgendo non solo i partecipanti al progetto, ma anche gli studenti del “Cosmai”, gli immigrati che stavano costruendo, accanto all’orto, l’aiuola sociale e i ragazzi di Pegaso. Si è trattato di un’esperienza ‘pilota’ capace di attirare le attenzioni del Politecnico di Bari e di altri soggetti realizzatori di orti urbani: a conferma di ciò, proprio pochi giorni fa abbiamo ricevuto una proposta informale di mettere in rete gli orti urbani del territorio”.
Il prossimo step progettuale riguarderà ancora più da vicino il futuro dei partecipanti: “A settembre, salvo ritardi, dovrebbe partire l’ultima fase del progetto con il mentoring sull’autoimprenditoria grazie alla collaborazione con la Provincia – ha spiegato Alessandra Graziani – L’obiettivo è quello di dare ai partecipanti le giuste indicazioni per produrre un follow up autonomo. Col mentoring i trenta partecipanti si metteranno in gioco, confrontando le competenze acquisite e creando le basi per poterle utilizzare, in futuro, anche in altri ambiti“.
Sebbene sia prematuro parlare di ciò che succederà al termine del progetto, la project manager ha illustrato una possibile strada futura per BiSmart: “Il percorso istituzionale non s’interromperà una volta chiusa questa fase progettuale, ma prevede il coinvolgimento di altri stakeholders – ha detto la referente di Futuro Anteriore – e sarebbe bello se riuscisse a portare alla creazione non tanto di un nuovo soggetto che faccia turismo, ma di un sistema che crei servizi collegando soggetti già esistenti. Per fare ciò bisogna portare avanti un quadro coerente che sappia leggere le potenzialità dei target, non concentrandosi solo sull’aspetto economico ma accompagnando anche i soggetti più in difficoltà in quello terapeutico. Inoltre un risultato del genere porterebbe finalmente alla tanto agognata destagionalizzazione turistica: tenendo attivi i partecipanti per tutto l’anno si creerebbe un contesto stimolante in grado di dare opportunità a più persone, tenendo sempre conto che l’obiettivo è far crescere il territorio, non solo le singole realtà coinvolte”.
Alla domanda in cui si chiede le eventuali difficoltà organizzative, le sorelle rispondono prontamente: “Abbiamo lavorato tantissimo e, a nostro parere, bene – hanno dichiarato all’unisono – Speriamo solo che la macchina burocratico-politica ci segua, per far sì di completare gli obiettivi a novembre, quando il progetto avrà termine. Questo progetto rappresenta un vero e proprio cambio di mentalità da questo punto di vista: non si accontenta, infatti, di reti formali, ma necessita del contributo attivo di tutti, anche se, come spesso capita quando così tante realtà sono coinvolte, non tutte riescono a remare alla stessa velocità e nella stessa direzione. Dico questo senza puntare dita, ma consapevole che sia una difficoltà umana e preventivabile, comune a questi tipi di progettualità”.
Doverosi, secondo le intervistate, i ringraziamenti alle istituzioni, ai quali però si aggiunge l’augurio di un feedback sempre più puntuale: “Il ruolo delle istituzioni è centrale, ma rispetto ad altri progetti finanziati, questo non ha bisogno solo di soldi e persone – ha dichiarato Alessandra Graziani – ma ha bisogno di far crescere assieme le diverse realtà coinvolte, portando avanti elementi condivisi. Sarebbe bellissimo, ad esempio, creare una serie di iniziative sia da zero sia ispirate ad altri progetti: in questo senso mi viene in mente, come esempio principale, il Farm cultural park di Favara, il primo parco turistico-culturale della Sicilia. Tutto ciò che abbiamo in mente può essere realizzato anche in tempi brevi ma c’è bisogno di un feedback immediato da parte delle istituzioni, che si sono sempre dimostrate attente e aperte al dialogo, ma devono essere più rapide e non farsi bloccare dalle lungaggini burocratiche”.
In conclusione, le due intervistate hanno voluto precisare il ruolo di Futuro Anteriore all’interno del progetto: “Credo sia importante ribadire che in questo progetto nessuna delle realtà coinvolte è più o meno importante di un’altra – hanno dichiarato al termine della chiacchierata – Vorremmo davvero che, anche se in questo caso siamo noi a descrivere le attività progettuali, il ruolo di Futuro Anteriore non sia strumentalizzato: non lavoriamo per crescere come individui, ma come collettività, senza marchi di alcun tipo. Se avremo successo, sarà stato merito di ogni singola realtà capace di credere nel progetto”.