Edizione straordinaria del Tg1: “La favola drammatica della principessa Diana d’Inghilterra è finita tragicamente”.
Con questo annuncio, andato in onda la notte del 31 agosto 1997 e trasmesso ieri su un grande schermo in Piazza Castello, si apre l’incontro con il primo big della seconda serata della rassegna letteraria di Libri nel Borgo Antico, Antonio Caprarica, giornalista e saggista, inviato di guerra e corrispondente Rai, per la presentazione del suo ultimo libro “L’ultima estate di Diana”. Accanto a lui un altro volto noto della Rai, il giornalista Sergio de Nicola, che ha dialogato con lui nelle vesti di moderatore in un’affascinante e intensa chiacchierata intorno ad uno dei personaggi più amati e popolari della storia che ha appassionato e che continua ad appassionare, Diana Spencer, meglio conosciuta come Lady D.
Venti anni dalla sua scomparsa, tra pochi giorni ricorre l’anniversario da quella notte di agosto quando la principessa perde la vita in un tragico incidente automobilistico sotto il tunnel del Pont de l’Alma a Parigi.
“Questo libro è una riparazione personale che io sento di dare a Diana 20 anni dopo”, esordisce così Caprarica, “e confesso che nella famosa guerra di Galles in cui erano schierati carlisti da una parte e dianisti dall’altra, io sono stato carlista perché sono sempre stato dalla parte dei più deboli. Carlo lo era”. Diana ha segnato un momento di passaggio nella storia inglese del novecento e si può parlare davvero di un’Inghilterra pre e post Diana. Un’Inghilterra che si era stancata di essere “stiff upper lip” e di non manifestare mai le proprie emozioni. Il giorno in cui muore Diana il paese si ribella e si liberano anche le emozioni.
“Questo significava anche rovesciare la situazione attuale di quel periodo, continua Caprarica, “Diana dava voce a quello che stava succedendo nella società inglese, le nuove generazioni erano stanche di accettare l’ipoteca delle vecchie classi dominanti legate all’idea dell’inglese tutto d’un pezzo”. Ne vediamo una conferma con la successiva vittoria a valanga di Tony Blair, eletto primo ministro alcuni mesi dopo la morte di Diana. Nasce così il mito della “cool Britannia”, una nuova era che rende l’Inghilterra la nazione accogliente dei nostri giorni.
Antonio Caprarica delinea il profilo di questa figura così complessa e ancora così irrisolta con estrema precisione arricchendolo di riflessioni, curiosità ed episodi significativi che ruotano intorno alla vita della principessa, del suo rapporto con la regina Elisabetta e la casa reale. Ma questo libro non è una biografia, come tende a sottolineare lui stesso, “E’ il racconto delle sue ultime settimane di vita, della sua ultima estate, un racconto emozionante. Dovevano essere momenti di gioia, la prima estate come donna libera dopo il divorzio in una ricerca frenetica di un nuovo ruolo per sé stessa nella vita”.
“Diana come personaggio pubblico ha due grandi creatori”, aggiunge Caprarica, “uno si chiama Gianni Versace che trasforma la goffa ragazza inglese in una dea che non ha mai abbandonato quei comportamenti semplici e quell’arrossire con grande facilità, l’altro è rappresentato dai media che hanno concorso a crearla. Diana era estremamente consapevole del potere mediatico che aveva e lo usava per distruggere i suoi nemici. Tra Diana e i media c’era un rapporto di sfruttamento reciproco”. E i media segnano anche uno dei momenti di massima vergogna della storia quando, nel momento della sua morte, sul luogo della tragedia corrono come squali per accaparrarsi la posizione migliore da cui scattare 118 foto sui corpi morenti.
Oggi la regina ha ammorbidito la sue posizioni, ha capito la lezione “e la cartina al tornasole del cambiamento dell’Inghilterra è stata la coppia Kate – William. Questa volta Elisabetta non fa domande sulla ragazza, si assicura solo che sia gente per bene senza battere ciglio.”
Il “common touch” che Diana tanto sognava è arrivato.