Erogatori di acqua ed elettricità non funzionanti, isola ecologica priva dei vari contenitori per lo smaltimento dei rifiuti. Questi i disagi che si registrano, ancora oggi, al molo di levante. Problematiche che toccano direttamente i pescatori nonostante i lavori di riqualificazione effettuati e terminati nel dicembre 2015. Il progetto, denominato “La pesca come modello di sviluppo”, costato 170.992 euro (dopo la gara di appalto) e finanziato con i fondi Fep 2007/2013, prevedeva la realizzazione di un’isola ecologica per la raccolta rifiuti e colonnine erogatrici di acqua ed elettricità. Le colonnine sono state realizzate, ma queste ultime non sono mai state messe in funzione. Per quanto riguarda l’isola ecologica, è stata realizzata la struttura esterna in ferro, ma all’interno non sono mai stati collocati i cassonetti.
Questo è accaduto perché i finanziamenti, 131mila euro dei totali 262mila per la riqualificazione del molo di levante, sono stati revocati dalla Regione Puglia poiché, secondo l’ente di via Capruzzi (Bari), ci sarebbe stato un ritardo nell’esecuzione dei lavori e la proroga non sarebbe stata comunicata dal Comune. Inoltre non sarebbe stata presentata la rendicontazione e sarebbe stata omessa la richiesta di accertamento tecnico amministrativo finale. In seguito a tale revoca, il comune ha impugnato l’atto regionale. Al netto della querelle tra Regione Puglia e Comune di Bisceglie, tuttavia, al porto non sono state adottate misure alternative che diano la possibilità ai pescatori di smaltire i propri rifiuti al rientro in porto e di utilizzare le colonnine il rifornimento di acqua ed elettricità.
In passato, per quanto concerne lo smaltimento dei rifiuti, sul molo borbonico furono collocati alcuni cassonetti che però, dopo un incendio avvenuto lo scorso maggio, furono rimossi. In quei cassonetti, peraltro, si accumulava spesso una quantità ingente di rifiuti provenienti non solo dal mondo della pesca. Per ovviare all’assenza di soluzioni, i pescatori hanno comunque adottato un’alternativa: grossi contenitori neri posizionati sul molo. Nel peggiore dei casi, invece, alcuni abbandonano l’immondizia, soprattutto lattine di plastica, nelle vicinanze delle aree di attracco delle imbarcazioni. Diversa è la questione che riguarda gli scarti delle reti da pesca. Classificati come rifiuti speciali, essi devono essere portati dai pescatori all’isola ecologica per poter essere smaltiti.
Situazione analoga quella per gli erogatori di corrente e acqua, costruiti ma inutilizzabili. Tra il molo di levante e via Taranto se ne registrano una ventina e tutti inagibili. Anche in questo caso i diretti interessati, i pescatori, sono costretti a trovare valide alternative a tali impedimenti, come allacciarsi a fonti esterne di corrente. Nel concreto, alcune pescherecci, sopratutto quelli attraccati al molo di levante, si appoggiano alle fonti elettriche della camera del gasolio, una vecchia stanza di gestione privata situata sotto le mura del molo borbonico. I pescherecci situati nelle aree di approdo di via Taranto, invece, utilizzano, quando sussiste una necessità, l’elettricità del mercato ittico. Per la questione idrica, data l’inagibilità degli erogatori d’acqua, il rimedio usuale è quello di allacciarsi ai pozzetti, fonti d’acqua obsolete utilizzate principalmente per pulire le reti o svolgere alcune attività a terra. Anche questa alternativa, però, riserva parecchie problematiche in quanto mentre i pozzetti sul molo di levante sono tutt’ora funzionanti, quelli su via Trento sono impraticabili. Per questa ragione, alcuni pescatori sono costretti a spostare le loro imbarcazioni al molo di levante al fine di utilizzare l’unica fonte d’acqua utilizzabile.