Continua la serie degli incontri con l’autore organizzati dal Mondadori Bookstore, che si è in breve tempo affermato come uno dei poli culturali della città. La sertata di ieri, venerdì 16 febbraio, ha visto la presenza di un ospite autorevole: Roberto Napoletano, giornalista, scrittore, ex direttore del quotidiano economico Il Sole 24 ORE. Accompagnato da Antonio Procacci, giornalista di Telenorba, Napoletano ha presentato nelle Vecchie Segherie Mastrototaro la sua ultima fatica, “Il Cigno nero ed il Cavaliere bianco“, pubblicato da La nave di Teseo lo scorso anno.

Il libro, che raccoglie interviste a personaggi autorevoli e testimonianze documentali, restituisce un affresco dell’Italia (e dell’Europa) durante gli anni delle crisi economiche, a cominciare da quella del 2007. La meticolosa indagine di Roberto Napoletano si pone l’obiettivo di valutare, dati alla mano e con obiettività, i fattori che hanno (quasi) causato la catastrofe economica, i segnali di allarme e le contromisure adottate.

Punto focale dell’indagine, divisa cronologicamente per capitoli, è l’operato dei protagonisti della scena economica nazionale ed internazionale. La seconda parte dello stesso titolo, “il Cavaliere bianco” allude, come dichiarato dallo stesso Napoletano, a Mario Draghi il quale, assunta la direzione della Bce, ha più di tutti condizionato l’andamento dei mercati in modo da favorire la ripresa dell’Europa e dell’Italia. Un ruolo di primo piano, tanto nei fatti quanto nell’indagine, è riservato ai capi di Stato che si sono succeduti; basti ricordare i più influenti: Mario Monti, la cui politica di austerity ha, seppur a costo di grandi sacrifici, giovato all’Italia, e Angela Merkel, portavoce del sistema economico tedesco che, ormai da molti anni, svolge un ruolo di preminenza nel panorama economico europeo e si è molte volte opposto alle politiche italiane. Per analizzare nella maniera più completa possibile le dinamiche della crisi Napoletano inserisce inoltre numerosi confronti con gli antecedenti storici e i loro protagonisti: Carlo Azeglio Ciampi, Jean-Claude Trichet, Nicolas Sarkozy e molti altri.

La conclusione dell’indagine è molto chiara: lungi dal voler formulare un giudizio puramente soggettivo, Napoletano intende rimarcare l’unicità e la pericolosità di un evento di cui nessuno, neanche i maggiori esperti del settore, aveva compreso (all’epoca) la portata. “Il Cigno nero” è infatti simbolo di un evento tanto improbabile (dovuto alla concomitanza di più fattori) quanto nefasto, che ha portato l’Italia “ad un passo dal baratro”. Nonostante i gravi danni subiti dall’economia nazionale ed internazionale il “cigno nero”, secondo l’autore, non ritornerà mai più; parimenti, tuttavia, prosegue nella sua impietosa conclusione affermando che in futuro, sicuramente, mancherà anche il “cavaliere bianco” che possa arginare una ipotetica catastrofe economica.