Quella della famiglia della professoressa Rosa Storelli è una storia che comincia nel 1952, quando suo padre Pietro decise di emigrare da Bisceglie in Australia per costruire il suo futuro nel piccolo paesino di Port Pirie, vicino alla città di Adelaide. Pur essendo nata e cresciuta in Australia ed avendo realizzato lì la sua brillante carriera professionale, Rosa non ha mai dimenticato le proprie origini biscegliesi. È anche per via del suo attaccamento alla realtà della nostra città, infatti, che ha deciso, insieme al professor Peter Jamieson, suo compagno nella vita e nel lavoro, di mettere la propria professionalità, riconosciuta in tutto il mondo accademico, al servizio di Bisceglie. I due professori, infatti, hanno prestato la loro consulenza alla scuola media Riccardo Monterisi, fornendo preziosi suggerimenti ed indicando le opportune strategie per l’avvio del nuovo programma della “classe digitale”, che da pochi giorni è diventata una realtà dell’istituto cittadino. Un gesto esclusivamente dettato dalla volontà di fare qualcosa di positivo per la città in cui ancora oggi vivono i parenti di Rosa e alla quale i due professori australiani sono profondamente legati, tanto da tornarci regolarmente ogni qualvolta possibile. 

Rosa Storelli, che ha rivestito per diversi anni il prestigioso ruolo di “principal” del Methodist Ladies College di Melbourne, prima donna in Australia ad occupare questa posizione, è oggi “adjunct professor in the School of Education” alla La Trobe University e si occupa della formazione di dirigenti scolastici e professori, collaborando con diversi istituti in tutto il mondo e con diverse organizzazioni dedicate allo sviluppo di nuove metodologie pedagogiche. Peter Jamieson, invece, da oltre vent’anni è specializzato nella progettazione di nuovi ambienti di apprendimento ideati attorno alla centralità dello studente e al suo ruolo attivo nella didattica, contribuendo ad un gran numero di progetti presso università e scuole di ogni ordine e grado sia in Australia che nel resto del mondo. Due personalità riconosciute a livello internazionale per il contributo significativo che hanno dato all’innovazione della scuola e che hanno deciso di seguire il progetto della Monterisi sin dal suo esordio per supportare i docenti ed il personale dell’istituto in questo processo di cambiamento nell’approccio educativo. 

I due professori hanno messo a punto una vera e propria “road map” che è stata illustrata al personale docente della nuova “classe digitale” e che punta a rendere lo spazio educativo più funzionale e stimolante, introducendo nuovi concetti quali la mobilità della classe, l’apprendimento al di fuori dello spazio chiuso dell’aula e l’adattamento delle metodologie didattiche alle esigenze del singolo studente. Via quindi la vecchia lavagna d’ardesia e la classica cattedra del professore, ormai simboli di una didattica trasmissiva obsoleta, per dare spazio ad una disposizione dei banchi più funzionale alla costante comunicazione e collaborazione fra gli studenti, liberi di spostarsi e di interagire con gli altri, e a nuovi strumenti tecnologici da utilizzare in maniera creativa e stimolante. “L’aula senza muri” si estende quindi anche ad altre parti esterne dell’istituto, oggi non adibite all’insegnamento, per permettere agli studenti di apprendere in maniera più spontanea e autentica. Quella di Rosa e Peter è quindi la storia di un legame con le proprie radici e con le proprie origini che resiste anche a distanza di anni ed in virtù del quale la coppia di professori australiani è tornata a Bisceglie per mettersi a disposizione della scuola Monterisi, lasciando così un segno tangibile nella comunità scolastica e nel percorso di studi di tanti studenti biscegliesi.