“In questi giorni l’amministrazione comunale, la mia persona e la mia famiglia sono al centro di speculazioni e illazioni“, non usa mezzi termini l’assessore alle politiche per l’inclusione sociale e ai servizi demografici del Comune di Bisceglie, Roberta Rigante, riguardo al caso assunzioni al Comune che sta scuotendo gli animi di opposizione e maggioranza.
“Riassumo la vicenda in breve”, scrive Rigante, “Mio marito nell’anno 2014 ha partecipato al concorso indetto dal Comune di Bisceglie per la selezione di n. 2 istruttori direttivi tecnici, risultando idoneo non vincitore e piazzandosi al decimo posto in graduatoria. Nel tempo, il Comune di Bisceglie ha scorso la graduatoria, assumendo sino alla sesta posizione”, spiega l’assessore. “In questo ultimo periodo, il Comune di Trani, a seguito di procedura di manifestazione di interesse per idonei in graduatorie di concorsi pubblici espletati da altri enti, ha selezionato e assunto altro tecnico presente nella graduatoria del Comune di Bisceglie, chiedendo a quest’ultimo la possibilità appunto di attingere dalla graduatoria vigente. Infine”, continua Roberta Rigante, “il Comune di Noicattaro, alla ricerca di un istruttore direttivo tecnico, ha chiesto non solo al Comune di Bisceglie, ma anche ai Comuni della Bat e dell’Area Metropolitana di Bari (una sessantina di Comuni in tutto) di comunicare l’esistenza di una graduatoria valida e il consenso ad utilizzarla (in foto la richiesta). Il Comune di Noicattaro sceglierà quindi da quale graduatoria attingere tra quelle che le verranno comunicate e finora non ha attinto da quella di Bisceglie. E, quand’anche sceglierà di utilizzare la nostra graduatoria, prima di mio marito, eventualmente, ci sarebbero altri due idonei in graduatoria. Morale della favola: mio marito non è stato assunto“, mette in evidenza l’avvocato Rigante.
“Ma un consigliere comunale, mistificando la realtà, mentendo, come lui sa fare, sul numero di persone richieste dal Comune di Noicattaro (non due, come dice lui, ma una, come dice la richiesta che allego in foto) e facendo congetture su eventuali rinunce, a lui note non si sa sulla base di quali documenti o conoscenze”, dichiara Rigante alludendo alle dichiarazioni del consigliere Francesco Spina“, “vuole a tutti i costi far credere il contrario. Parla di parentopoli, gettando fango sull’amministrazione, sulla mia persona e su quella di un libero professionista che esercita con serietà ed onestà la sua professione da ben dieci anni e che è collocato in una graduatoria di concorso pubblico valida ed efficace e che, quindi, come tale e’ titolare di un diritto garantito dalla legge”.
“Accuse false e infondate“, tiene a precisare l’assessore, “che però hanno dato il via ad una pesante gogna mediatica. Ma io non riesco proprio ad accettarlo e sopportarlo, umanamente prima che politicamente. Non accetto che il buon nome mio e della mia famiglia sia infangato in questa maniera. Non accetto che sia messa in dubbio l’onestà di un’amministrazione che sta cercando, pur fra enormi difficoltà, di segnare un cambio di rotta. Il mio impegno politico”, scrive Rigante, “è sempre stato disinteressato, la politica che ho praticato è sempre stata quella ispirata unicamente al principio del servizio alla collettività. Quando, con questa amministrazione, ho avuto l’enorme opportunità di mettermi a disposizione della comunità, ho sin da subito lavorato con entusiasmo, serietà, senso di responsabilità. E mi piacerebbe essere giudicata per il lavoro svolto. E mi piacerebbe che se critiche devono essere sollevate, nel giusto esercizio delle prerogative di chi ricopre il ruolo di opposizione, siano fatte alla sottoscritta, senza coinvolgere soggetti estranei alla mia attività politica”.
E conclude: “La polemica politica, anche forte, è legittima. La denigrazione no. Rancore, odio, menzogne e cattiveria calpestano la mia dignità e quella della mia famiglia. Tutto questo non credo sia politica e comunque non scalfisce la mia passione politica e non intimidisce l’azione di questa amministrazione che andrà avanti nel perseguimento del bene comune”.