“E’ tantissimo il tempo perso a guardare la grande distribuzione aggredire il territorio pugliese, con un sistema di rappresentanza regionale fortemente in crisi di identità, chiuso in se stesso, poco rappresentativo e soprattutto senza la reale capacità di incidere nelle scelte disastrose della politica, che non ha avuto la forza, il coraggio e la voglia di contrastare”, questo il messaggio del presidente Unimpresa Bat Savino Montaruli agli organi di stampa parlando di crisi del commercio.

UniBat compie un’analisi durissima al punto che in alcune realtà territoriali i dati parlano della reale possibilità di completa estinzione del piccolo commercio. “Caso emblematico, da dove è partita l’indagine”, spiegano da UniBat, “è quello della città di Bisceglie dove il commercio storico è morente, in una città dove proprio il commercio, le botteghe, l’ambulantato hanno da sempre, unitamente a città profondamente commerciali quali quella di Bari, Andria, Bitonto, ed altre, rappresentato un punto di eccellenza generando opportunità e presidi occupazionali, economici, storici e sociali. Un sistema demolito in pochi decenni, oggi fatiscente e sgangherato”.

Si parte da Bisceglie proprio perché il Comune di Bisceglie, nei prossimi giorni, si occuperà di crisi del commercio“, sottolineano, “Evidentemente nella cittadina della Bat si coglie l’occasione per mettere al centro un argomento scottante non già, si spera, per giungere o pensare di giungere a risultati che alla fine si rivolverebbero, secondo il pensiero contorto e condizionato di chi finora è stato super distratto, nella possibile superficiale disamina finalizzata a tentare, in extremis, di salvare un sistema profondamente condizionato ed esageratamente fuori controllo, come quello ad esempio che si è consumato negli anni con la produzione di atti monocratici credendo che tali atti potessero superare se non addirittura raggirare le leggi, le norme, i regolamenti e persino la dignità di tutti gli esercenti esclusi dal giro magico, a favore esclusivo di alcuni. Per fortuna anche a Bisceglie, con la nuova amministrazione comunale, il giro si è chiuso e chi continua ad autoesaltarsi dovrebbe calmarsi e ravvedersi, ben sapendo che è finita un’era e se ne sta aprendo un’altra del tutto rivoluzionaria che metterà ognuno di fronte alle proprie responsabilità. Una nuova fase politica, amministrativa e sindacale che garantirà, attraverso lo strumento dell’evidenza pubblica, pari opportunità a tutti gli aventi diritto, guardando al futuro con occhi nuovi e diversi, avviando una profonda verifica, anche di carattere amministrativo, gestionale e contabile su quanto accaduto fino a ieri ed ancora accadrà ma solo per qualche altra settimana per poi cambiare completamente registro e andazzo”, si legge nella nota.

Il consiglio comunale di Bisceglie è chiamato ad un compito gravoso ed ha la responsabilità di non banalizzare, di non strumentalizzare questo momento di confronto sereno e obiettivo, primo ed unico nel suo genere e di questo va dato merito. Il consiglio comunale di Bisceglie deve affrontare questo tema partendo dall’analisi, dalla profonda analisi delle occasioni perdute; dall’analisi del perché siano state perdute e chi non ha consentito o non abbia avuta capacità di coglierle, addirittura talvolta ignorandole, e non mi riferisco solamente alla classe politica. Si devono comprendere le motivazioni che non hanno consentito alla città di Bisceglie di “salvare” il valore delle proprie imprese in crisi solitaria. Per fare ciò serve una memoria storica e soprattutto una mente realmente positivamente critica, autocritica e finalmente distaccata da pregiudizi o peggio da preconcetti altrimenti sarà solo bagarre para istituzionale e parasindacal-political-inserviente”, scrivono da UniBat.

Quel consiglio comunale non può e non deve essere vanificato nella sua essenza né può rischiare di diventare una perdita di tempo discutendo di argomentazioni, come quelle che avrebbero prodotto questa levata di scudi da parte di guerrieri senza spade, visto che quelle “questioni” sono state ormai risolte e che non ci sono amici da “salvare”; non c’è più nessuno da “proteggere”, a discapito del mondo intero e della Legge. Una città in cui sono stati vanificati completamente gli effetti che i Distretti Urbani del Commercio avrebbero potuto realmente produrre, quando i fondi regionali a disposizione erano ben altri e di ben altra natura rispetto al residuo che oggi non servirà neppure a cambiare le lampadine in piazza, anche se servono tantissimo per le consulenze elargite con generosità da se stessi a se stessi ma che produrranno solo topolini senza coda, visto che il comune si appresterebbe ad approvare un Documento Strategico del Commercio, poverissimo, minimale e misero; che non contiene alcuna visione e che qualcuno avrebbe architettato a propria misura per credere di risolvere in un certo modo alcune questioni, ignorando che quelle questioni, appunto, sono già state risolte in queste ore, secondo la legge e non potranno più essere oggetto di “mediazione” né di “contrattazione” se non addirittura di ricatto politico o forse qualcosa di ancor peggio e di più grave, visto che una campagna elettorale si è praticamente da poco conclusa con molte relazioni pericolose. Si dovrebbe approfondire il perché, di fronte all’invasione della Grande Distribuzione Organizzata nella vicina città di Molfetta e di fronte, oggi, all’ampliamento di quel Centro Commerciale, si è contrapposto, negli anni ed ancora oggi, un assordante silenzio che ha consentito loro di fare ciò che hanno voluto, indisturbati, addirittura consentendo che gli stessi D.U.C. fossero alimentati economicamente proprio dalla Grande Distribuzione come addirittura scritto nella legge regionale ammazza piccolo commercio. Come dire: gli ipermercati che pagano il funerale al piccolo commercio. Si potrebbe discutere in consiglio dell’assenza di politiche del lavoro nella città marinara e di come si sia potuto consentire di andare avanti con uffici che hanno attivato processi di informatizzazione solo qualche mese fa accumulando un ritardo di quasi dieci anni, avendo addirittura necessità di supporto esterno “garantito” da un’associazione locale dietro emanazione di un ulteriore, discutibile atto particolare a scopo oneroso; come sia stato possibile che nella città di Bisceglie, quella del buon governo, la Capitale della “Rappresentanza Sindacale” si sia potuto consentire di avere, ancora oggi, un Piano del Commercio scaduto da quindici anni, approvato con la vecchia legge e deliberato dal consiglio comunale il 24 marzo 2004 senza che sia mai stato né rinnovato, né revisionato, in palese violazione della legge e del Regolamento comunale. Appare alquanto curioso che di fronte a questa gravissima omissione e trascuratezza oggi e solo oggi, il consiglio comunale si ricordi, visitando il morto, che il commercio, il piccolo commercio biscegliese è in crisi. Una nostra delegazione UniBat potrebbe essere in consiglio comunale e sin da ora sarebbe molto interessante, accattivante, se si riuscissero ad aprire i microfoni anche alle rappresentanze sindacali ma non per rivendicare privilegi, opportunismi, diritti inesistenti e assecondamenti al limite della personalizzazione o di lobbies ma per creare realmente un sistema di regole, di interventi, una coalizione di emergenza, una dichiarazione ufficiale di stato di crisi che sia la reale rappresentazione della realtà e non un altro modo per elargire prebende e privilegi esclusivi; che sia una presa di coscienza che vada al di la, ben al di la del banale copia e incolla di righe precostituite nelle quali si esalti il nulla, si millantino non verità e si diffondano notizie né mai verificate né tantomeno corrispondenti alla realtà. Una realtà che, invece, è drammatica e coinvolge tutti, in primis quella politica e quel sindacato fin troppo distratti, fin troppo impegnati e concentrati su se stessi dimenticando che il ruolo della politica, il ruolo del sistema della rappresentanza evidentemente  non è da tutti, non è per tutti, se lo si voglia interpretare nel modo giusto”, concludono dalla sigla sindacale.