“Oggi è un giorno molto triste. Non può esistere modello di accoglienza senza integrazione. L’idea di accoglienza proposta da questo governo, invece, non considera l’integrazione. La comunità Oasi2 dismette il suo servizio di accoglienza perché non ci sono le condizioni per continuare”. È con queste parole che Gianpietro Losapio, presidente della Comunità Oasi2 San Francesco Onlus, ha commentato la partenza dei 32 ospiti accolti nel centro di accoglienza straordinaria di Villa San Giuseppe, che da questa mattina cessa la propria attività. “Concretamente l’esperienza fatta a Villa San Giuseppe smentisce alcuni luoghi comuni: non c’è nessuna invasione in corso. Da settembre 2014 ad oggi, abbiamo accolto 406 richiedenti protezione internazionale. Lo 0,37% della popolazione complessiva di Bisceglie e Trani. Di questi, solo 158 si sono fermati per più di un mese. Persone che si sono perfettamente integrate. Nessuna di queste è stata mai coinvolta in episodi di illegalità o insicurezza. Anzi, grazie all’intervento di uno degli ospiti è stata persino sventata una rapina. Abbiamo avviato questi ospiti a percorsi di inserimento nel mondo del lavoro e 64 di loro hanno sottoscritto contratti di lavoro regolare”.

Nel corso della conferenza stampa è intervenuto anche Bakeeba Saidykhan, mediatore culturale di Villa San Giuseppe: “Io sono arrivato qui nel 2015 e Villa San Giuseppe per me e per altri amici è stata una casa. È molto difficile per una persona che viene da fuori integrarsi se non ci sono le persone che spiegano come comportarsi e cosa fare. Qui ho trovato lavoro, ho preso la patente. Io sono biscegliese e mi sento tale. Grazie a Villa San Giuseppe non sono stato costretto a mendicare”. Gli ospiti della struttura sono stati trasferiti questa mattina al Cara di Bari. Una decisione che lo stesso Saidykhan commenta negativamente: “I ragazzi che stanno andando al Cara stanno facendo un passo indietro nel loro percorso di integrazione. Dovrebbero togliere i ragazzi dal Cara e portarli in strutture come quelle di Villa San Giuseppe, non il contrario. Se non ci sono persone che ti seguono, finisci per strada, in mano alla criminalità. Abbiamo bisogno di operatori”.

La chiusura del Cas di Villa San Giuseppe avrà anche conseguenze sul piano occupazionale. “Ci sono dodici operatori, tra diverse figure professionali, che perdono il posto di lavoro”, spiega Losapio. “Si tratta di competenze che si perdono”. Grazie anche a queste figure professionali, gli ospiti della struttura biscegliese hanno potuto seguire lezioni di italiano, essere inseriti in corsi professionalizzanti e svolgere tirocini formativi.