“Il Documento Strategico del Commercio rappresenta uno strumento necessario di programmazione per un settore economico di rilevante importanza, che attraversa da tempo un periodo di grande difficoltà. Il Comune di Bisceglie, approvando il Documento Strategico del Commercio nella seduta consiliare del 30 settembre u.s., vi è arrivato tardi e male”, spiega così la sua opinione il consigliere di minoranza Franco Napoletano (Pdci – Il Faro) a proposito dell’approvazione del Dsc avvenuta in consiglio comunale lunedì 30 settembre.
E aggiunge: “Tardi, perché la normativa regionale (il c.d. Codice del Commercio) risale al 2015 (L.R. n.24/2015) e la sua modifica al 2018 (L.R. 12/2018) e Bisceglie ha perduto la possibilità di accedere ai cospicui finanziamenti di un primo bando regionale, scaduto alla fine di febbraio del 2019. Male, perché il Comune di Bisceglie, non avendo ancora approvato il nuovo Programma Urbanistico Generale (PUG), ha dovuto inserire le “strategie” del Commercio nell’ambito di un Piano Regolatore Generale che, per quanto scandalosamente vigente, risale addirittura a 42 anni fa (il PRG risale al 1977)!”.
“Nel 2005, prima di lasciare la carica di Sindaco della Città per approdare in Parlamento”, precisa Napoletano, “avevo creato tutti i presupposti perché il nuovo PUG fosse finalmente approvato in breve tempo, ma, per una ragione o per l’altra, quell’iter non è stato mai concluso fino ad oggi. Il Sindaco Angarano, quindi, nel colmo della sua inadeguatezza, ci consegna le scelte “strategiche” del Commercio collegandole alle previsioni urbanistiche che si riferiscono agli anni ’70 del secolo scorso e, dunque, ad una Città diversa dall’attuale”.
Il consigliere Napoletano poi aggiunge: “L’attuale Sindaco, inoltre, ha perduto un’altra grande occasione: quella del massimo coinvolgimento cittadino verso le fondamentali tematiche del Commercio, come dovrebbe essere per ogni strumento di programmazione del territorio. In realtà, le strategie del commercio biscegliese sono state appannaggio, quando non dettate, dalle rappresentanze delle associazioni del Commercio che si assumono più rappresentative, ovvero della Confcommercio (soprattutto) e della Confesercenti, senza che né altre associazioni, di categoria e non, né semplici cittadini, fossero messi nelle condizioni di dare un proprio contributo di idee. Non c’è stato neppure un convegno cittadino aperto alla partecipazione degli stessi operatori commerciali locali!“.
“Perfino a livello istituzionale”, sottolinea l’avvocato Napoletano “il Sindaco non ha sentito il dovere di confrontarsi, in prima persona, non dico con le forze politiche cittadine ancora operanti, ma almeno con tutte le componenti del Consiglio Comunale, come si richiede al “capo” di un’Amministrazione. Probabilmente, il Sindaco non era neppure capace di farlo, vista la scarsa conoscenza della materia e delle dinamiche economiche cittadine, com’è chiaramente emerso nel corso del dibattito consiliare. Per non dire dell’Assessore alle Attività Produttive, incredibilmente assente anche nel Consiglio Comunale che ha approvato il documento. Nel merito, il Documento Strategico del Commercio del Comune di Bisceglie rappresenta, sostanzialmente, un copia-incolla della normativa regionale”.
“Sia nel Documento che nel dibattito consiliare, nessuna politica di sostegno e di incentivo per il settore del Commercio. Né nelle zone centrali (dove si assiste ad una chiusura quotidiana di esercizi commerciali, anche di antica data) e del centro storico, né nelle zone più decentrate, che, pure, ne avrebbero urgentemente bisogno”, evidenzia Napoletano.
E conclude: “Sprovvisti di una seria e complessiva visione strategica (non solo del Commercio, ma anche delle altre attività economiche e dello sviluppo complessivo della Città), costoro sembrano accedere solo ed unicamente ad interventi che appaiono di natura prettamente clientelare e di piccolo cabotaggio.Come giudicare, infatti, la decisione di riportare una propaggine del mercato settimanale del martedì in Piazza Vittorio Emanuele, sebbene con cadenza domenicale mensile? Quello che era un mercato “straordinario” (illegittimo per il luogo e per le assegnazioni dei posteggi!), è diventato un mercato “ordinario. Ciò rappresenta un salto indietro nel tempo di quasi vent’anni, un anacronismo, da parte di un Comune che sceglie, in modo superficiale ed inaudito, di degradare ulteriormente ‘il salotto buono’ della Città”.
“Ben altra Città ho consegnato quando ho smesso di fare il Sindaco! Se il problema era quello di tentare di sostenere il commercio ambulante in difficoltà, il Sindaco avrebbe potuto indicare un’altra area mercatale diversa da Piazza Vittorio Emanuele e ne avremmo potuto discutere.Ma così non è stato e si è preferito assecondare ed illudere gli ambulanti interessati (e tutti gli altri?). La logica, purtroppo, non appare quella di risolvere in maniera intelligente il problema, ma quella di raggranellare un consenso spicciolo, senza tenere conto dell’interesse più generale della Città. E’ la stessa logica che, nel documento “strategico”, presiede a sanare ed autorizzare gli abusivi dei posteggi isolati, mai realmente ostacolati, presenti in ogni angolo della Città e previsti addirittura in incremento: le vendite di frutta e verdura a cielo aperto!”.