Si contano circa novecento alberghi in tutta la Puglia, altrettanti villaggi turistici e un po’ meno di seimila strutture ricettive non alberghiere in regola tra bed&breakfast, case vacanza e stanze singole, ma in tutta la regione ancora permangono numerosissime strutture ricettive non autorizzate e/o non dichiarate. Ciò significa numerosissimi turisti e visitatori non censiti.

A tal proposito, per scongiurare la prosecuzione di questo mondo fantasma, oltre che illecito, la giunta regionale ha approvato il regolamento di attuazione alle procedure amministrative per l’istituzione e la gestione del Registro regionale delle strutture ricettive non alberghiere già previsto da una legge regionale del 2018. La giunta, guidata da Michele Emiliano, ha anche decretato l’obbligo di indicare e di pubblicare il Codice identificativo di struttura (Cis) per ogni singola unità ricettiva pubblicizzata. Tale normativa entrerà in vigore dal 1° giugno 2020. Per quanti non la rispetteranno sono state previste sanzioni da un minimo di 500 a un massimo di tremila euro.

Soddisfatta Federalberghi che da tempo denuncia il fenomeno dei turisti «fantasma». “Il Cis dovrà essere indicato dai soggetti che esercitano attività di intermediazione immobiliare e affitto breve, nonché quelli che gestiscono portali telematici, sugli strumenti utilizzati nella pubblicità, promozione e commercializzazione dell’offerta. Le funzioni di vigilanza, controllo e di irrogazioni delle sanzioni amministrative saranno esercitate dai Comuni, ferma restando la competenza dell’autorità di pubblica sicurezza e dell’autorità sanitaria”, spiegano da Federalberghi Puglia.

Secondo Pugliapromozione, l’agenzia che cura e gestisce le politiche turistico-ricettive regionali, in Puglia per un turista censito ve ne sono almeno 6 in nero. Pienamente soddisfatto si dice anche Massimo Salomone, coordinatore del gruppo tecnico turismo di Confindustria Puglia: “L’adozione di un codice identificativo diventa uno strumento di particolare importanza poiché consentirà di monitorare l’attività delle piattaforme digitali”.

“Abbiamo voluto dotare di un codice identificativo tutte le strutture ricettive non alberghiere, che a differenza degli alberghi, sono soggette a vincoli meno stringenti, per porre un argine al proliferare dell’abusivismo e garantire un sistema di accoglienza nel rispetto delle regole”, ha dichiarato l’assessore regionale all’industria turistica e culturale, Loredana Capone.

Dovranno, pertanto, correre ai ripari e provvedere al rispetto della normativa summenzionata anche i 38 b&b e le 22 case e residence ubicati sul territorio biscegliese (tanti ne riporta il sito ufficiale del turismo pugliese www.viaggiareinpuglia.it) pena le sanzioni previste dal regolamento (Tra le altre tipologie di strutture censite a Bisceglie si contano quattro alberghi e tre agriturismi). Ma il colosso americano dell’house sharing, AirBnb, a più riprese accusato dagli albergatori pugliesi di non rispettare le regole di mercato e aggirare sistematicamente gli obblighi fiscali, mette a disposizione di turisti e visitatori ben trecento alloggi a Bisceglie. Evidentemente un dato che non torna.