“Attaccare l’amministrazione comunale è evidentemente strumentale. La zona arancione stabilita ieri con ordinanza regionale riguarda una popolazione di circa 250mila persone, più della metà della popolazione complessiva della Bat”. Comincia con queste parole la nota degli Assessori comunali: Angelo Consiglio, Loredana Acquaviva, Gianni Naglieri, Natale Parisi, Roberta Rigante, Rosalia Sette e Domenico Storelli, in merito alle reazioni avute in ambito cittadino dopo il ritorno della città in zona arancione (leggi qui).
“È evidente che sia un problema diffuso che non riguardi questa o quella amministrazione ma che colpisca un territorio, con gravi penalizzazioni per i commercianti di determinate Città. Quelle stesse Città, nei casi di Bisceglie, Barletta e Andria, che ospitano ospedali grandi e importanti. Bisceglie in primis che sin dalla prima ondata ospita il Covid Hospital e reparti dedicati al Covid anche all’Opera Don Uva”.
“Dunque, come hanno fatto ieri il Sindaco Angarano insieme ai colleghi di Andria, Barletta e Spinazzola, bisogna ragionare come territorio. Facendo squadra a livello istituzionale e con le nostre Comunità. Cosa che a Bisceglie proprio non si comprende – continua la nota – perché anche la pandemia viene presa a pretesto per fare politica della peggior specie, con accuse e strumentalizzazioni che acuiscono il rischio di fomentare odio e rabbia sociale. Chi sostiene che il sindaco Angarano nasconda i dati, dopo averlo additato come addetto stampa della Asl, con una palese contraddizione in termini dimostra quanto sia strumentale la sua posizione. Eppure è evidente che l’alto numero dei contagi abbia riflessi sulle tempistiche necessarie ad ottenere ed elaborare numeri puntuali e attendibili in questa fase particolarmente complessa anche per le Autorità Sanitarie. Il fatto stesso che ieri alla Regione Puglia non siano giunti i dati della Bat lo dimostra (leggi qui)”.
“La richiesta di zona arancione era stata formulata unanimemente dai dieci sindaci della Bat per l’intero territorio a fronte dei dati epidemiologici non certo rassicuranti. Ma soprattutto era stata richiesta non certo in queste modalità: a macchia di leopardo, senza comunicazione preventiva e con scarso preavviso per i ristoratori e gli operatori nella somministrazione di alimenti e bevande, che dopo un lungo periodo di chiusura avevano fatto scorte per riaprire e ospitare clienti in un giorno festivo come l’Immacolata, con un’alta affluenza. La verità dei fatti è questa – sottolineano gli assessori.
“Così come è evidente che le decisioni di Governo e Regione feriscano un intero territorio, lasciando con armi spuntate i sindaci che, è risaputo, non possono opporsi a provvedimenti nazionali o regionali, ma soltanto inasprirli ove ci fosse la necessità. Di fronte a questo le Comunità si uniscono, la politica non fa distinzioni di “colore” e si compatta. A Bisceglie no. La politica, quella con la p minuscola, litiga, addita, calunnia, fomenta rabbia e odio. Perché anche dalla pandemia, in qualche modo, bisogna cercare di trarre consenso politico personale. A differenza di altre città, registriamo l’attivismo politico delle opposizioni solo nelle feroci strumentalizzazioni social. Forse siamo l’unica realtà della provincia che registra una reazione politica esclusivamente distruttiva e poco collaborativa. Si sposta l’attenzione sull’Amministrazione e si dimentica che siamo in guerra contro un nemico invisibile e mortale; si criticano ferocemente le Istituzioni che si stanno battendo accanto alle Asl e ai nostri medici e operatori sanitari che stanno sopportando una pressione indicibile; si cavalca la rabbia sociale che invece va compresa e sostenuta nelle fragilità e bisogni. Questo non fa onore alla politica locale”.
“Proprio in tema di fragilità e bisogni – conclude la nota congiunta degli assessori comunali – sono in partenza i bandi per aiutare chi è in difficoltà con complessivi 750mila euro (leggi qui) che saranno utilizzati per l’emergenza alimentare e l’acquisto di beni di prima necessità, per sostenere il commercio locale con incentivi per chi acquista nei negozi di vicinato, per il microcredito sociale”.