Un nuovo gruppo di tredici profughi, provenienti da Camerun, Sud Sudan e Yemen, sono ospitati nei locali dei Cappuccini dalla Caritas cittadina. Sono arrivati in Italia grazie ai corridoi umanitari organizzati da Stato italiano (che si è occupato delle pratiche amministrative), dalla CEI e dalla Comunità di Sant’Egidio, che  si occupano e sosterranno il processo di inserimento ed integrazione dei nuovi arrivati”, è quanto scrive in una nota stampa il coordinatore Caritas Bisceglie, Sergio Ruggieri.

Inizialmente i profughi destinati alla nostra diocesi dovevano essere solo nove, ma il venir meno della disponibilità di un’altra diocesi ha reso necessario aumentare il numero degli accolti nella nostra struttura“, precisa Ruggieri, “Sono una famiglia di Sudanesi, formata dai genitori e sei bambini da due a quattordici anni, ed una giovane coppia e tre giovani single uno Yemenita, un camerunense ed un altro sudanese”.

“Tutti sono stati selezionati già tre anni fa in un campo profughi gestito dall’Organizzazione delle Nazioni Unite della Libia e, per la loro particolare situazione, sono stati riconosciuti dalle équipe Caritas presenti in Niger come profughi da collocare in Europa: provengono da zone di guerra e di conflitti civili e riportano le cicatrici delle violenze subite”, aggiunge Sergio Ruggieri.

Ad accoglierli a Fiumicino lo scorso 30 ottobre sono stati lo stesso Sergio Ruggieri, il mediatore culturale Ibrahim e il direttore della Caritas diocesana Don Raffaele Sarno.

“Le cinque coppie di famiglie tutor (Gabriella e Gianni, Piero e Valeria, Sergio e Liliana, Carmine ed Anna, Antonella e Mimmo) hanno il compito di affiancarli nel processo di autonomia sia per le spese da effettuare fuori della struttura sia per la gestione del quotidiano e per l’inserimento successivo nel nostro Paese“, scrivono dalla Caritas cittadina, “La situazione culturale dei presenti è la più varia: ci sono laureati ma anche persone sprovviste di alfabetizzazione primaria, come i bambini“.

“Alla prima fase volta a controlli sanitari e regolarizzazione delle pratiche amministrative in questura, sta seguendo la seconda fase nella quale prioritaria è l’acquisizione della lingua italiana, base fondamentale per qualsiasi processo di ricerca del lavoro e di qualunque percorso formativo”, conclude il referente Caritas, “Sarà necessario costituire gruppi diversificati in base alla situazione culturale iniziale degli ospiti. La CEI contribuisce economicamente al percorso di inserimento dei nostri fratelli più sfortunati, ma la maggior parte del peso (vitto e alloggio) ricade sulla Caritas cittadina, che confida nella generosità dei Biscegliesi e nell’appoggio e nel sostegno anche in quest’altro impegnativo progetto. La situazione economica non è decisamente favorevole nel periodo pandemico che stiamo vivendo, ma tutta la famiglia Caritas confida che non mancherà l’aiuto anche in questo frangente“.