L’amministrazione Comunale di Bisceglie questa mattina ha onorato il Giorno del Ricordo con la deposizione di una corona di alloro al civico 55 di via San Lorenzo, dove era ubicata l’abitazione di Antonio Papagni, concittadino biscegliese riconosciuto dallo Stato “vittima delle massacro delle foibe, dell’esodo Giuliano-Dalmata e delle vicende del confine orientale” con la legge 30 marzo 2004 n. 92. Il 27enne, soldato di leva classe 1918, aviere scelto di Governo, Guardia di pubblica sicurezza presso la Questura di Trieste, fu dichiarato disperso dal 1° maggio 1945 e probabilmente gettato nella foiba dell’Abisso di Plutone, a Basovizza, frazione del capoluogo del Friuli Venezia Giulia.
Alla cerimonia, in forma ridotta a causa del Covid, hanno partecipato il Sindaco di Bisceglie, Angelantonio Angarano, i familiari di Antonio Papagni e un ristretto numero di Autorità civili e militari, tra cui il Questore della Bat, Dott. Roberto Pellicone; il Vicario del Questore di Bari, Dott. Nicolino Pepe; la Dirigente del Commissariato di Polizia di Stato di Trani, Dott.ssa Santina Mennea; il Generale Pasquale Preziosa; il Comandante della tenenza dei Carabinieri di Bisceglie, Tenente Giuseppe Remini; il Comandante della Polizia Locale, Dott. Michele Dell’Olio; il Vice Comandante dell’Ufficio Locale Marittimo, Felice Scarpa; il Dott. Tommaso Fontana.
La corona di alloro, dopo la benedizione di Don Ferdinando Cascella, parroco della chiesa di San Lorenzo, è stata deposta proprio in corrispondenza della targa commemorativa apposta lo scorso anno dal Comune di Bisceglie su impulso del Centro Studi Biscegliese presieduto dal Dott. Tommaso Fontana in condivisione con la Commissione toponomastica comunale.
“Seppur con le limitazioni dovute all’emergenza sanitaria ci abbiamo tenuto a dare un segnale forte di memoria, riflessione e impegno civile collettivo”. Ha sottolineato il Sindaco di Bisceglie, Angelantonio Angarano. “Quella delle Foibe è una ferita ancora aperta nella nostra storia, una ferita profonda proprio come le cavità carsiche che caratterizzano il territorio friulano e dell’Istria, tragico teatro della barbarie e delle atrocità figlie della persecuzione etnica durante la Seconda Guerra Mondiale e nei primi anni del dopoguerra. Un orrore che costò la vita a migliaia di persone innocenti e causò l’esodo di centinaia di migliaia di istriani, fiumani e dalmati italiani costretti ad abbandonare con la violenza la propria terra, le proprie case. Un accorato pensiero oggi lo rivolgiamo al nostro concittadino Antonio Papagni, che pagò con la sua vita il semplice fatto di essere italiano. Il modo migliore per onorare la sua memoria è rinnovare e tramandare ai nostri ragazzi i preziosi valori della pace, del rispetto, della democrazia e della civile convivenza”, ha concluso il Sindaco Angarano, che ha dato lettura di una lettera giunta da Massimiliano Lacota, presidente dell’Unione Istriani.
Giovanni Papagni, nipote di Antonio, nel suo intervento in rappresentanza dei parenti del 27enne biscegliese infoibato, ha sottolineato il senso e l’importanza del ricordo soprattutto in funzione delle nuove generazioni.