Una fotografia dettagliata delle dinamiche criminali in un semestre segnato dal Covid. Dall’analisi semestrale della Dia, riferita al periodo gennaio-giugno 2020, emerge che le organizzazioni criminali non si sono fermate col lockdown. “Lungo la litoranea tra Trani e Bisceglie permane l’influenza dei clan baresi, in particolare i Capriati di Bari vecchia (come era emerso dall’operazione Pandora – giugno 2018). Intorno ai gruppi più o meno radicati sempre crescente è la contiguità di giovanissimi, talvolta estranei ai contesti criminali, ‘arruolati’ per lo spaccio di sostanze stupefacenti ed il cui mercato nella stagione estiva è tra i più fiorenti della Regione”. È quanto scrive la Direzione Investigativa Antimafia nella sua indagine semestrale.

A commentare il rapporto è il giornalista biscegliese Vincenzo Arena, autore del libro ‘Per sempre tuo, Cirano. Un giornalista contro le mafie pugliesi’: “Mafie pugliesi e mafie straniere stanno divorando la nostra economia e stanno sfruttando cinicamente i nostri ragazzi per i loro traffici milionari. Le mafie sono sempre più forti. Recentemente, tanto clamore mediatico ha suscitato in città lo sgombero di alcune abitazioni popolari occupate abusivamente nel centro storico. La nostra amministrazione ha legittimamente smosso prefettura, forze dell’ordine, strutture comunali varie. Il Sindaco ha pure proposto gli Stati generali per affrontare l’emergenza abitativa. Tutto giusto. Ma rilancio: facciamo gli Stati generali permanenti della legalità. Sindaco, l’emergenza droga e l’emergenza delle mafie che si stanno mangiando presente e futuro sono la priorità. Usi la stessa determinazione che ha raccontato di avere avuto con il prefetto con gli sgomberi nel centro storico e mi avrà al suo fianco nel combattere questa piaga”. Questo l’appello del giornalista biscegliese.

Secondo la Dia, in riferimento alle specifiche realtà locali della provincia, il quadro che emerge è, in generale, di una crescita delle capacità economico-finanziarie dei sodalizi originari della provincia, fattore che si riversa nel tessuto socio-economico tra i più solidi della Puglia, ‘inquinandolo’ attraverso il riciclaggio, l’auto-riciclaggio, il reimpiego di proventi illeciti e l’intestazione fittizia di beni. “È inoltre pacifica la capacità delle organizzazioni di schermare efficacemente i profitti illeciti utilizzando quelli legali anche mediante prestanome inseriti nelle delicate fasi di ‘emersione’ (in particolar modo nelle attività di ristorazione e in quelle legate ai processi di trasformazione dei prodotti agricoli), attraverso la compiacenza di figure professionali, quali commercialisti ed avvocati, nonché sfruttando le difficoltà finanziarie delle imprese”.