La Puglia da lunedì 15 marzo entra ufficialmente in zona rossa.

La curva dell’epidemia in Puglia continua la sua crescita. E anche l’Rt, l’indice di trasmissibilità del contagio, ha superato la soglia di guardia attestandosi sul valore di 1.23 (compreso nella forbice 1.2-1.27). Una situazione sempre più preoccupante, anche alla luce dell’aumento dei ricoveri, che avrebbe condotto inevitabilmente la Puglia ad un cambio di fascia, anche senza considerare il decreto legge che da lunedì cancellerà il colore giallo dalla mappa dei colori regionali (LEGGI QUI).

La classificazione complessiva di rischio per la regione è alta con “molteplici allerte di resilienza” e “dichiarata trasmissione non gestibile in modo efficace con misure locali”. Per queste ragioni, il presidente Emiliano ha chiesto al ministero di adottare misure più stringenti nonostante i parametri del monitoraggio della Cabina di Regia ministeriale consentissero di limitare il balzo dalla zona gialla a quella arancione (anche se con dati al limite fra le due categorie di rischio).

In zona rossa non si potrà uscire di casa se non per comprovata necessità. Non si potrà uscire dal proprio comune se non per lavoro, urgenza o salute. Tra queste eccezioni restano sempre valide quelle relative all’assistenza a persone anziane non autosufficienti, figli minori o attività di volontariato nell’ambito del Servizio civile nazionale, per la gestione dell’epidemia in corso, per l’addestramento di unità cinofile o per l’assistenza agli animali. Niente più lezioni in presenza per tutti gli alunni,, ad eccezione degli studenti con disabilità o con bisogni educativi speciali.

In zona rossa bar, ristoranti e locali devono sospendere il servizio ai tavoli e al banco. Fino alle 22, ora in cui scatta il coprifuoco, è ovunque possibile l’asporto da ristoranti, negozi al dettaglio di bevande ed enoteche, ma non da bar e attività simili senza cucina. Nessun vincolo sulle consegne a domicilio. Chiusi anche i negozi, tranne quelli di prima necessità: alimentari, farmacie, elettronica, ferramenta, edicole, profumerie, tabaccai, giocattolai e vivai. Mercati e centri commerciali sono chiusi anche nei giorni feriali, ma i negozi essenziali al loro interno possono restare aperti.