Il musicista molfettese Michele Salvemini, alias Caparezza e l’artista di origini biscegliesi Tony Cassanelli hanno collaborato alla realizzazione dell’Art Work dell’album Exuvia, nuova uscita discografica del cantante.
L’idea di mettere in contatto i due artisti è stata del fotografo Albert D’Andrea, direttore artistico dell’album e di molti progetti precedenti di Caparezza, nonché cofondatore con Tony Cassanelli e Carmine Croce dello studio per la produzione di Video Arte ‘SubVision Project’. Nasce così tra i tre artisti l’idea di far posare dal vivo Caparezza, per la nascita di quella che il cantante desiderava fosse la sua Exuvia, creando una nuova fusione tra Scultura e Musica (il termine latino exuvia definisce l’esoscheletro che molti insetti o artropodi abbandonano in natura dopo la muta).
A seguito di uno studio dal vero, l’opera realizzata da Cassanelli rappresenta dunque, in una vera e propria scultura, il guscio di vuoto del cantante, che uscendo da esso, lascia uno squarcio lungo sul dorso della sua antica pelle, rimasta abbandonata nel mistero della foresta. La scultura dell’artista che da anni vive e lavora tra Toscana e Portogallo, è stata eseguita con tecniche tradizionali sempre più in disuso, proprio a simboleggiare, in coerenza con il concetto di Exuvia, “l’idea di qualcosa che si stia perdendo, una materia in abbandono a causa dell’inevitabile mutare dei tempi”. L’Opera è modellata in creta e formata in gesso con una tecnica antica detta “a tasselli” e successivamente patinata con la tecnica dell’Encausto, in cui la cera si mischia al colore fondendosi sul gesso dell’opera.
“Stimo profondamente il lavoro di Michele quanto la sua persona, è un artista attento ad ogni dettaglio della sua opera, ad ogni sfumatura della sua poetica ed ancor più importante e raro, è un artista umanamente e professionalmente coerente coni contenuti della sua arte, questo fa di lui una perla rara nel panorama artistico contemporaneo”, spiega Tony Cassanelli. “Incontrare attraverso le nostre conversazioni un’empatia sempre più reale e profonda con le sue intenzioni mi aiutò ad allinearmi al suo stesso flusso d’ispirazione ed anche a quello di Albert per quella che oggi rappresenta il vero e proprio frutto di una fusione di linguaggi artistici e percezioni esistenziali condivise. Per questo ho firmato l’opera con i nostri tre nomi, considerandola fin da principio figlia delle nostre tre sensibilità unite”