“L’Amministrazione Angarano con determinazione del 31 dicembre (a capodanno e a ferragosto pensano di fare di nascosto le “porcherie” amministrative) ha aggiudicato a un privato la proprietà superficiaria di tutti gli impianti sportivi e i centri di aggregazione sociale, per mettervi antenne telefoniche per 30 anni”. Lo sostiene il consigliere comunale Francesco Spina.  

“Per 1 milione e 300 mila euro Angarano e & Co. sono arrivati al punto di svendere ben 9 proprietà superficiarie comunali, frequentate da ragazzi e giovani sportivi, a un soggetto privato che potrà, senza controlli – afferma il consigliere Spina – utilizzare queste superfici per installare antenne e fare quello che vorrà. Infatti, per la prima volta nella storia di Bisceglie, si è scelta la strada della vendita e non della concessione (che consentiva al Comune di esercitare comunque un controllo e di revocare eventualmente l’atto), dando la piena proprietà delle superfici comunali al privato, che potrà impiantare tutte le antenne che vorrà (4 G, 5 g 6 ecc.)”.

“Non è stato effettuato nessun approfondimento sugli effetti dell’inquinamento elettromagnetico sui giovani sportivi e sulle persone che fruiranno delle strutture svendute al privato. Ora è troppo. Questi signori, sapendo di non avere alcuna prospettiva, si stanno svendendo pezzo pezzo la città, insensibili anche ai danni possibili alla salute dei ragazzi, dei bambini e di tutti i cittadini, che dovranno fare attività sportiva con in testa potenti antenne di telefonia mobile”.

“Ormai questi non si preoccupano più di niente pur di far cassa per pagare le consulenze agli amici e i debiti fuori bilancio che accumulano ogni giorno. Povera Bisceglie, le avevano promesso ‘la svolta’ delle piante verdi, si trova ora una piantagione di antenne su tutte le superfici pubbliche più frequentate della città. Angarano si fermi: il Comune non sottoscriva i contratti e chieda – conclude Francesco Spina – prima della firma definitiva, gli opportuni pareri agli organi sanitari e esperti scientifici prima di condannare la città a trent’anni di imprevedibili danni ambientali e alla salute”.