Oggi 8 dicembre è tradizionalmente il giorno dedicato all’allestimento dell’albero di Natale e del presepe, due simboli storici della festa cristiana. Proprio riguardo la tradizionale rappresentazione della natività in questi giorni si discute parecchio. Ha suscitato scalpore su tutti i mezzi di informazione, anche nazionali, la decisione del preside di una scuola bergamasca che ha deciso di vietare la realizzazione del presepe nella sua scuola per rispettare la laicità dell’istituzione e del luogo. Sul caso è voluto intervenire per dire la sua anche un prete biscegliese, Don Maurizio Musci. Riportiamo alcuni degli estratti più significativi dell’intervento giunto in redazione a firma del giovane sacerdote:

“Non è possibile che per il rispetto di altri addirittura cominciamo a tirarci indietro da ciò che ci appartiene. Non sono i segni esteriori che evitano qualsiasi discriminazione, ma diventa discriminante e diseducativo vietare piuttosto ad uno scolaro che vive in Italia la presenza del Presepe“. Il prete poi continua evidenziando come a sua opinione questa scelta sia anche un vero e proprio attacco alla famiglia tradizionale intesa in senso cristiano: “Dietro questa scelta autoritaria di eliminare il Presepe dalle scuole forse non si vuole presentare ancora un attacco alla famiglia umana? Se ci dà fastidio avere con noi la presenza della Famiglia di Nazaret forse non vorrà dire questo segno che non c’è bisogno più delle famiglie nella nostra società? Se già miniamo la famiglia da tutti i versanti allora si può fare a meno del Presepe? Riflettiamo tutti… sembra un gesto banale quello compiuto in questa scuola ma è deleterio, non tanto come danno per il credo di un popolo, quanto soprattutto come pericolo e arresto nella crescita dei nostri figli, che sempre più stanno perdendo l’affetto genitoriale e smarriscono facilmente il vero senso della famiglia, secondo “il modello” che da sempre ci è stato consegnato e che siamo chiamati a difendere e manifestare, anche attraverso questi piccoli segni religiosi, alquanto eloquenti”.

Ovviamente l’appello finale lanciato dall’ecclesiastico è quello di rimettere il più possibile in vista il presepe in maniera tale che possa testimoniare “l’amore di Dio per l’uomo”.