Sono ventisette i centri antiviolenza privati e pubblici operativi in Puglia, che in totale esprimono 113 punti di accesso, tra sedi autorizzate e sportelli, di cui 37 sportelli autonomi e 49 di appoggio. Dal 2013, l’Ufficio Statistico regionale collabora con il Servizio Minori, Famiglie e Pari Opportunità nel monitoraggio annuale degli accessi delle donne vittime di violenza.

L’ultimo focus pubblicato, sulla base dei dati trasmessi dai Cav pugliesi e dalle case rifugio, si riferisce all’annualità 2021, quando sono stati complessivamente registrati 2.276 accessi, con un lieve decremento di 73 unità rispetto al 2020 – anno eccezionale a causa delle restrizioni che ha esacerbato il fenomeno (ne avevamo già parlato QUI) – ma con un incremento di ben 10 punti percentuali rispetto al 2019, quando gli accessi sono stati 2.059.

A livello provinciale gli accessi (che fanno riferimento a una singola donna, anche se la stessa accede più volte nell’anno al centro, prima della sua eventuale presa in carico) sono così ripartiti:

PROVINCIAACCESSI
BARI745
BAT283
BRINDISI198
FOGGIA335
LECCE403
TARANTO312
TOTALE2276

L’ampia maggioranza delle donne, il 66,5%, si rivolge spontaneamente al Cav, mentre nel 33,5% dei casi l’accesso viene agevolato da terzi, per i quali i Servizi Sociali coprono il 37,2% dei casi e le Forze dell’Ordine il 30,8%. Nell’88,2% dei casi le donne sono di nazionalità italiana.

Con riferimento all’esito dell’accesso, si registrano due tipologie principali: la richiesta di informazioni (24,6%) e la presa in carico (65,9%) che raggiungono in totale il 90,5% degli esiti. A livello provinciale, la percentuale più elevata di presa in carico da parte dei Cav si registra nella provincia di Taranto (72,9%), mentre la più bassa, pari al 56,7%, nella provincia di Barletta Andria Trani.

PROVINCIADOMANDA INAPPROPRIATAINVIO AD ALTRI SERVIZIINVIO AD ALTRI CAVPRESA IN CARICORICHIESTA INFORMAZIONI
BARI1.8%3.7%5.2%65%24.3%
BAT1.1%5.7%1.8%56.7%34.8%
BRINDISI3.5%5.1%3.0%67.2%21.2%
FOGGIA3.9%3.6%4.8%68.4%19.4%
LECCE3.2%1.2%0.5%66%29.0%
TARANTO1.3%5.0%3.0%72.9%17.8%
TOTALE2.4%3.8%3.4%65.9%24.6%

Anche per il 2021, la violenza in Puglia continua ad avere la sua matrice trasversale a età, titoli di studio, condizione lavorativa, come rilevato nelle precedenti annualità. L’incidenza più alta, tuttavia, si registra in età compresa fra i 30 e i 49 anni (56,7%). Sempre in linea con l’anno precedente, le donne che risultano più esposte alla violenza sono quelle con una relazione: le donne coniugate rappresentano il 37,8% del totale e le conviventi l’8,7%. Sommate alle donne separate, 20,2%, e divorziate, 4,7%, raggiungono il 58% dei casi. Le donne nubili rappresentano invece il 28,6%.

I dati confermano che la violenza avviene principalmente in famiglia. Nell’81,9% dei casi, infatti, gli autori della violenza sono prevalentemente il partner (includendo coniugi e conviventi) e l’ex partner. Il “partner attuale” è l’autore di violenza nel 49,7% dei casi (coniuge, partner convivente e non convivente), mentre gli “ex” continuano ad esercitare violenza, nonostante la chiusura del rapporto, nel 32,2% dei casi (ex coniuge, ex partner non convivente, ex partner convivente). I familiari risultano autori della violenza nel 10% dei casi, i datori di lavoro/colleghi/conoscenti nel 5,2%, gli sconosciuti nell’1,3%.

In merito alle tipologie di violenza subite dalle donne, i dati del 2021 confermano il trend dell’anno precedente, quando per la prima volta la violenza psicologica era risultata la forma prevalente di violenza denunciata dalle donne. Nel 2021, la violenza psicologica è al primo posto con il 45% dei casi, seguita al secondo posto da quella fisica (40,1%) e al terzo posto dallo stalking (6,9%).

Tra chi si rivolge ai centri antiviolenza pugliesi, la percentuale di donne con un’occupazione stabile è del 29,2%, a fronte del 43,6% di donne senza occupazione (casalinghe e/o non occupate) e del 18,5% di donne con un’occupazione precaria e, quindi, con una fonte di reddito incerta. A livello provinciale, nella Bat l’incidenza delle donne non occupate (27,2%) e delle casalinghe (33,6%) raggiunge il valore più elevato (60,8%). Ancora una volta, quindi, la precarietà economica sembra essere direttamente collegata ad una maggiore esposizione a forme di violenza.

Il lieve incremento registrato nel numero di denunce può essere letto come un segnale positivo, ma la consapevolezza delle numerose difficoltà da affrontare nel percorso costituisce ancora un decisivo deterrente: tempi lunghi dei procedimenti, situazioni di vittimizzazione secondaria, spesso legate ai percorsi giudiziari per l’affidamento dei figli nella fase di separazione, percezione di scarsa protezione anche a seguito di reiterate segnalazioni e/o denunce, sensazione di essere poco credute oltre che poco protette rispetto ai loro aguzzini.

PROVINCIADENUNCIANO DENUNCIADENUNCIA RITIRATA
BARI37.9%61.3%0.9%
BAT34.1%61.9%4%
BRINDISI33.3%66%0.6%
FOGGIA54.3%44.5%1.2%
LECCE46.1%52.4%1.6%
TARANTO54%45.6%0.4%
TOTALE43.1%55.6%1.4%

Infine, la relazione oggetto del nostro approfondimento si conclude con i dati relativi agli inserimenti delle donne presso le sei case rifugio di prima accoglienza che hanno risposto alla rilevazione per l’annualità 2021. Le case rifugio hanno indirizzo segreto e l’accesso delle donne avviene esclusivamente attraverso i centri antiviolenza e il servizio sociale territorialmente competente.

Le donne allontanate per motivi di sicurezza e messe in protezione presso le case rifugio sono state 114 (contro le 70 del 2019 e le 113 del 2020). Le donne più a rischio, tanto da dover provvedere al loro allontanamento in protezione sono, per il 69,9% dei casi, donne con una relazione di coppia stabile: nel 39,8% sono coniugate, nel 30,1% conviventi. Seguono le donne nubili con il 19,5% (erano il 10,1% nel 2020) che hanno comunque una relazione con partner violenti non conviventi. Più bassa la percentuale delle donne separate (8%) e divorziate (2,7%), inserite in case rifugio.

La grande maggioranza delle donne ospiti in casa rifugio ha sporto denuncia contro il maltrattante (86,8%), percentuale comunque più bassa di 7,9 punti percentuali rispetto al 2020, quando si è attestata sul 94,7%.