“Ho solo CHIESTO se mia figlia potesse lavorare; CHIESTO, come decine, centinaia di persone hanno fatto nel corso della lunga Vita della Congregazione” Ancelle Divina Provvidenza”.

E’ quanto dichiarato dall’ex sindacalista Cisl Michele Perrone, assolto dal reato di concorso in dissipazione del patrimonio della Congregazione Ancelle della Divina Provvidenza, con Sentenza del 15/09/2023 depositata in data 9/10/2023, la Suprema Corte di Cassazione ha respinto il ricorso presentato dalla Procura Generale, avverso la Sentenza della Corte di Appello di Bari che lo assolveva con formula piena.

A Perrone si contestava di aver ottenuto l’assunzione della figlia (ritenuta, invero, estranea ai fatti fin dal primo momento) in cambio di un “atteggiamento condiscendente”.

La Suprema Corte accogliendo le tesi presentate dalla difesa rappresentata dall’Avvocato Mario Malcangi, tesi peraltro già presentate e sostenute in sede di dibattimento presso la Corte di Appello di Bari, ha rimarcato come dagli atti accusatori nei confronti del Perrone si riscontra “che l’attività della figlia fosse inessenziale rispetto alle attività concretamente svolte dalla Congregazione” e non vi sono elementi che attestino la riconducibilità dell’assunzione all’atteggiamento condiscendente del padre.

“La Corte Suprema di Cassazione ha così posto fine a una storia, ribadendo fiducia nella Giustizia e serenità e dignità a un padre”, si legge nella nota.