Un incontro alle Vecchie Segherie Mastrototaro, in collaborazione con la sezione cittadina dell’Anpi, per fare luce sulla storia di Lorenzo Perrone, al centro dell’ultimo libro di Carlo Greppi: Un uomo di poche parole, edito da Laterza, presentato al pubblico biscegliese in dialogo con la professoressa Maria Bisceglie. Perrone era un muratore piemontese che viveva fuori dal reticolato di Auschwitz-Monowitz. Un uomo povero, burrascoso e quasi analfabeta che tutti i giorni, per sei mesi, portò a Levi una gavetta di zuppa che lo aiutò a sopravvivere e ad evitare una morte di stenti nel lager nazista.
Lo scrittore torinese disse di Perrone che “pur non essendo un uomo religioso, era un santo”. Greppi indaga la storia di questo personaggio sconosciuto ai più, sicuramente meno noto di uno Schindler o di un Perlasca: una “pietra di scarto” della Storia, che aiutò Primo Levi addirittura a comunicare con la famiglia, creando un’impossibile connessione tra il campo di concentramento in Polonia e il mondo di chi stava fuori. Un’indagine sul mistero del Bene, fra rigorosa ricerca storica e scrittura avvolgente, narrativa.
Ma il libro di Greppi fa luce anche sulla storia di tantissimi operai italiani, nei fatti anch’essi “deportati”, che si trovarono a lavorare nei lager, loro malgrado. Della sorte di questi lavoratori scrisse il Corriere della Sera solo nel 2001, molto tardivamente, e per tantissimi anni poco si è saputo di quel grande accordo italo tedesco che portò lo stesso Lorenzo Perrone ai margini di Auschwitz.
Riprese e montaggio di Angelo Ruggieri.