“Nei primi 4 mesi del 2024 nei pronto soccorso della Asl Bt 40 donne hanno dichiarato atti di violenza: i numeri sono in costante aumento e non perché il fenomeno sia nuovo ma perché è cresciuta la consapevolezza delle donne e di chiunque subisce violenza, è aumentata la fiducia nei confronti delle istituzioni e si è meglio qualificata la capacità di decodifica da parte degli operatori sanitari delle situazioni di violenza non dichiarate”. Venerdì scorso a Bisceglie si è tenuto l’evento di formazione “Codice Rosa e sostegno alle donne vittime di violenza” organizzato dalla Asl Bt con la collaborazione dei Centri Antiviolenza del Territorio e la partecipazione di tutte le istituzioni coinvolte: comuni, Prefettura, Procura e forze dell’Ordine.
“La soluzione non è il carcere – ha detto il Procuratore del Tribunale di Trani Renato Nitti – in Procura abbiamo adottato il Codice Rosso, abbiamo un gruppo di lavoro dedicato, adottiamo misure cautelari e misure di sicurezza ma quello che serve è creare sinergia con i servizi sociali del territorio, gli operatori sanitari, le comunità di riferimento, il Tribunale per i minori. Dobbiamo lavorare insieme per intervenire prima, ci dobbiamo riconoscere tra operatori per lavorare sulla prevenzione”. Sul concetto di prevenzione ha insistito anche il Questore Alfredo Fabbrocini: “Dobbiamo intervenire prima ma abbiamo bisogno di fare un lavoro culturale, sociale, bisogna segnalare i casi che possono essere sospetti, darci la possibilità di intervenire subito”.
Durante l’evento è stato presentato il percorso diagnostico terapeutico per la gestione della donne vittime di violenza attivo nella Asl Bt: “Il codice rosa è attivo da tempo, abbiamo una stanza rosa per la corretta presa in carico delle donne vittime di violenza ma tutta l’attività è stata nel corso del tempo perfezionata attraverso diversi strumenti – hanno sottolineato Antonella Inglese e Ivana Favia, dirigenti del Pronto Soccorso di Barletta – dal questionario per la verifica della violenza domestica non dichiarata, alla scheda clinica unica, alla definizione della catena di custodia e al referto psicologico. Importanti sono anche la consulenza medico-legale, l’utilizzo del codice di diagnosi alla dimissione e la stretta collaborazione con i centri antiviolenza”.
“Il perfezionamento del percorso diagnostico terapeutico dedicato alle donne vittime di violenza, il lavoro che sta svolgendo il centro per la cura del trauma che prende in carica i minori e una intensa attività di formazione rivolta a tutti gli operatori sanitari – ha aggiunto la Direttrice Generale della Asl Bt Tiziana Dimatteo – sono segni tangibili della attenzione che stiamo dedicando alla corretta gestione dei casi di violenza”.
L’evento è stato organizzato con la responsabilità scientifica di Irene Riezzo, medico legale della Asl Bt: “Dobbiamo sempre garantire l’equilibrio tra le esigenze cliniche, le esigenze di protezione e le esigenze giudiziarie – ha sottolineato – il nostro compito è quello di supportare gli operatori dell’emergenza nella gestione corretta dei casi di violenza in maniera tale da mettere le forze dell’ordine e la magistratura nelle condizioni di lavorare al meglio”.