È partito lo scorso settembre, finanziato coi fondi dell’8xmille della Chiesa cattolica, il “Progetto Aurora“, un impegnativo e interessante percorso formativo che vede come capofila la Caritas diocesana e cittadina a favore di una parte della società fragile e spesso poco attenzionata: i detenuti e le loro famiglie.
Si tratta di un progetto ambizioso che vede il coinvolgimento di 170 detenuti e delle loro famiglie, nella convinzione che il processo continuo di miglioramento degli individui e di costruzione e rafforzamento delle loro capacità (capacity building) possa essere realizzato solo attraverso il coinvolgimento concreto di tutto il nucleo familiare, se presente. Varie sono le tipologie dei 170 destinatari: detenuti in carcere che devono scontare ancora massimo 24 mesi di pena, detenuti in MAP (cioè messi alla prova), agli arresti domiciliari, semiliberi e in detenzione alternativa, in licenza, stranieri.
A loro sono offerti formazione e orientamento al lavoro, tirocini formativi con apprendimento sul posto di lavoro, borse lavoro, lavori socialmente utili da svolgere presso le Caritas di Bisceglie, Trani e Barletta, consegna a domicilio di viveri e beni di prima necessità, accoglienza presso “Casa Barbiana” e Caritas cittadina a Bisceglie e presso la Rettoria Sacro Cuore a Trani, sportello di segretariato sociale per l’orientamento ai servizi e distribuzione indumenti da svolgere negli istituti di pena. Per i detenuti stranieri è previsto un sostegno per facilitare relazioni coi familiari all’estero. Tali obiettivi saranno realizzati anche attraverso il settore dell’agricoltura sociale.
“Dei detenuti si parla solo quando qualcuno decide di porre fine alla sua vita mentre è in stato di detenzione in carcere: solo allora viene evidenziata la situazione di sovraffollamento negli istituti di pena, di scarsa igiene, ma mai si parla della difficoltà dei detenuti ad avere accesso al lavoro, sia durante la detenzione ma soprattutto una volta scontata la giusta pena, dell’aiuto negato ad un reinserimento efficace nella società, delle difficoltà delle famiglie, durante e dopo il periodo di detenzione”, scrivono i promotori del progetto.
Saranno un centinaio i volontari Caritas che verranno formati, con incontri mensili organizzati dall’Ufficio di pastorale carceraria, per mettere in atto le tante attività. Anche un percorso di sensibilizzazione, formazione, promozione e diffusione rivolto agli studenti delle scuole superiori del territorio, in particolare agli indirizzi socio-educativi, e alle parrocchie, è previsto nell’ottica di superamento dello stigma che spesso circonda gli ex detenuti.
Un’équipe di progetto, formata da operatori sociali, un sociologo, dal cappellano della diocesi, dagli assistenti sociali degli Enti pubblici territoriali, avrà il compito di scoprire le capacità e le risorse dei singoli soggetti prescelti, di guidarli al raggiungimento degli obiettivi individuati sviluppando la loro acquisizione a lungo termine, monitorandone i risultati passo passo.
La Caritas diocesana, soggetto proponente, ha affidato all’ente ecclesiastico Chiesa S. Michele Arcangelo, che affianca la Caritas cittadina, la gestione del progetto; è stata realizzata una rete che condividerà la realizzazione delle attività. Sostenitori del Progetto sono: il Servizio Sociale e Professionale del Comune di Bisceglie, l’UIEPE (Ufficio di esecuzione penale esterna); “Agritalia”, una organizzazione di Produttori nel settore agricolo, l’Ufficio Regionale del Garante per i detenuti. La co-gestione è affidata alla cooperativa sociale “Mi stai a cuore” e all’impresa sociale “Terre solidali”, che realizzeranno direttamente alcune specifiche attività previste. Fondamentali infine gli accordi operativi specifici con la Direzione del carcere di Trani e il CPIA (l’Istituto di educazione per gli adulti della BAT ) “Gino Strada”.