In questi giorni, dopo i tragici fatti parigini, abbiamo riscoperto tutti quella cosa brutta, sporca e cattiva che chiamiamo libertà di satira e di espressione, quella “barzelletta rovesciata”, per dirla con Ascanio Celestini, che ha il compito di “vestire il re con abiti invisibili per mostrarlo nudo al popolo”. Lo spettacolo Pancrazio all’Inferno, parodia della Divina Commedia scritta e diretta da Tonio Logoluso, andato in scena sabato 14 febbraio al teatro Garibaldi, rappresenta proprio questo, la dissacrante volontà di spodestare dal piedistallo che si sono costruiti tutti quei personaggi che hanno caratterizzato la recente, triste, storia italiana. “Tutti insieme all’inferno”, canterebbero gli Elio e le storie tese, e nel grottesco mondo sotterraneo esplorato nello spettacolo troviamo i volti più noti della cronaca politica e giudiziaria, insieme a quelle figure dello spettacolo che hanno monopolizzato nel corso degli anni l’informazione pubblica e i salotti televisivi. Non mancano naturalmente i riferimenti alla nostra città, e i “dolci sospiri” del volgare fiorentino vengono attualizzati con i ben noti dolci biscegliesi, così come il “ghibellin fuggiasco” viene incarnato dalla maschera autoctona di Don Pancrazio Cucuziello. La carrellata dei personaggi che affollano i gironi dell’Inferno spazia dal giornalista Giuliano Ferrara, annoverato tra i golosi, all’iracondo critico d’arte Vittorio Sgarbi, a Biscardi, Fede, Moggi e tanti altri protagonisti che affollano le scene televisive. Un Virgilio dai toni irriverenti accompagna la maschera biscegliese tra i gironi affollati di questa umanità dannata, mettendo a nudo gli stereotipi e le contraddizioni dell’italiano medio, in un susseguirsi di esilaranti scenette che ricordano quei “mostri” rappresentati da Dino Risi nella sua celebre pellicola. Lo spettacolo, “molto liberamente ispirato” all’opera del poeta fiorentino, è l’atto conclusivo della trilogia del “sogno di Pancrazio”, che già in precedenza aveva destrutturato e reinterpretato in chiave umoristica altri capolavori della letteratura italiana come Pinocchio e I Promessi Sposi.
Il cast degli attori include: Bruno Ricchiuti e Mauro Todisco (Pancrazio e Virgilio), Angela De Cillis, Nicola Ambrosino, Mattia Galantino, Ambra Amoruso, Alessandro Caruolo, Federica Falco, Rosanna Lattanzio, Marinica Del Vecchio, Linda Parente, Alessia Mastrapasqua. Le coreografie sono curate da Mariagrazia Miriello, e le scene dirette da Amedeo Russi.
Lo spettacolo, apprezzato dal pubblico, ha mostrato ancora una volta come la vitalità e l’incisività della satira siano strumenti necessari per riflettere sulla nostra natura di esseri umani e per reinterpretare e analizzare la realtà senza lasciarsi sopraffare da essa. La comicità ha inoltre il potere di creare uno stretto rapporto artista/pubblico, in cui lo spettatore diventa complice e partecipe dell’esperienza a cui assiste, che non è più soltanto soggettiva ma, attraverso la sua dionisiaca immediatezza e animalità, colpisce nel profondo e ci parla di ciò che tutti noi siamo purtroppo diventati. L’arte della satira è stata fin dall’antichità apprezzata e praticata come elemento fondamentale dell’uomo libero e rivendicazione del diritto di critica perché, a conti fatti, come già aveva detto Aristofane, “ingiuriare i mascalzoni con la satira è cosa nobile. A ben vedere significa onorare gli onesti”.