L’emozione è un movimento, un attraversamento, fisico e mentale, tattile e spaziale: un trasporto, nel vero senso della parola. Che implica un transito da un luogo a un altro e che ci fa letteralmente uscire da noi stessi, ci muove e ci commuove.
Nella nostra società, le emozioni in generale, vengono scoraggiate, benché senza dubbio il pensiero creativo, come ogni altra attività creativa, sia inseparabilmente legato alle emozioni! Essere emotivo è diventato sinonimo di instabile e squilibrato. (E. Fromm)
“I nostri pensieri determinano la qualità della nostra vita, ma le nostre emozioni danno sapore e colore ai giorni”!
Ci sono dei condizionamenti che riceviamo nei primi anni di vita (messaggi semplici come “i bravi bambini non piangono”) andranno a confermare queste decisioni e soprattutto la percezione che come siamo fatti non va bene, che per essere apprezzati e amati dobbiamo cambiare, adeguarci, che la rabbia è una emozione sbagliata, che la tristezza è sinonimo di debolezza, ecc.
In questa maniera ci allontaniamo dal nostro vero sè, diventando conformi o ribelli, in reazione invece che in azione, giungendo addirittura a vivere una vita non nostra. Le emozioni non vissute rimangono nel nostro corpo, come tossine, producendo stress e infelicità.
Questo malessere esistenziale può traboccare nel dolore emotivo, un costante o ricorrente senso di inadeguatezza, oppressione e infelicità, fino ad essere somatizzato, manifestandosi in problemi fisici. Utilizzando un paragone elettrico, è come se nei nostri circuiti adulti vi fossero ancora dei salvavita tarati per un bambino.
Cosa può cambiare questo stato? La consapevolezza, il sapere di non sapere, l’acquisizione della capacità di osservare sè stessi e la realtà in posizione terza, testimoniando,senza giudicare gli altri, senza giudicare sè stessi, senza punire gli altri e sè stessi.
«Non riusciremo mai a scoprire nuove terre se non accetteremo di perdere di vista la riva per un lungo tempo» (A. Gide)
Il termine EMOZIONE deriva dal latino “ex-moveo”, che significa ‘muovere-fuori, uscire, sgorgare’: l’etimologia della parola richiama quindi un movimento che da ‘dentro’ va verso ‘fuori’.
Possiamo schematicamente illustrare il percorso dell’attivazione emozionale in questo modo:
stimolo => ; reazione dell’organismo => emozione => espressione verbale e/o comportamento.
Le emozioni costituiscono un aspetto fondamentale della vita dell’uomo e consentono di classificare e valutare le esperienze.
L’emozione nasce nella relazione, nel rapporto con l’esterno o con le nostre immagini, ed è la componente principale della nostra reazione agli stimoli ambientali, siano essi provenienti da oggetti, animali, persone o altro.
Le emozioni, come fonte di energia e di vita, non sono classificabili in positive o negative: anche l’aggressività, il rancore, la vendetta, in genere viste come distruttive, hanno una propria motivazione, una finalità e un potenziale di trasformazione; per esempio, se sono consapevole di un sentimento di stima o di disprezzo che una persona mi suscita, sono in grado di scegliere se avvicinarla o tenerla lontana, trasformando la forza dell’emozione in determinazione e incisività nell’azione.
Il grande valore delle emozioni, oltre al potenziale intrinseco di trasformazione, è che sostengono e rafforzano l’espressione della creatività; rifiutarle o concettualizzarle significa rendere se stessi sterili e impotenti.
Acquisire competenza significa lasciarsi emozionare continuando a ragionare e interagire, vivendo pienamente sintonizzati su di sé e sugli altri per vibrare insieme.
L’intelligenza emotiva è la capacità di cogliere l’armonia delle forme e degli spazi, di leggere fra le righe per entrare in sintonia e comprendere i bisogni, i sentimenti, le peculiarità degli altri.
Le emozioni rappresentano una risposta dell’organismo agli stimoli ambientali, sono un segno importante dell’integrazione tra mente e corpo e rivestono un ruolo centrale nella qualità della vita: la loro repressione, dovuta a fattori di diversa origine, spesso causa disagi e malattie, mentre la loro adeguata espressione favorisce il benessere e la crescita della persona.
Secondo un approccio cognitivo – comportamentale, l’emozione rappresenta un comportamento di risposta profondamente legato alle motivazioni , che si manifesta a tre diversi livelli:
- psicologico
- comportamentale
- fisiologico
L’emozione, specialmente se intensa, può provocare alterazioni somatiche diffuse: il sistema nervoso centrale influenza le reazioni mimiche (l’espressione del viso), la tensione muscolare; il sistema vegetativo e le ghiandole endocrine, la secrezione di adrenalina, l’ accelerazione del ritmo cardiaco e altre risposte viscerali.
Per meglio definire le motivazioni profonde del comportamento umano sono state sviluppate molte teorie, citiamo le più importanti: la teoria psicoanalitica , la teoria comportamentistica e la teoria cognitiva .
Secondo la teoria psicoanalitica di Freud le pulsioni fondamentali sono il sesso e l’aggressività. La teoria comportamentistica sottolinea l’importanza della relazione stimolo-risposta e dell’apprendimento nello sviluppo del comportamento.
La teoria cognitiva può essere definita come la teoria della scelta preferenziale; cioè la decisione di impegnarsi in una certa attività piuttosto che in altre ed il grado di partecipazione si determinano sulla base di considerazioni di carattere cognitivo.
Tre sono i diversi livelli o sistemi di risposta attraverso i quali si manifesta l’emozione :
- Il primo sistema, detto psicologico, comprende i resoconti verbali relativi all’esperienza soggettiva, come ad esempio: “ho provato una intensa sensazione di rabbia quando ”.
- Il secondo sistema, denominato comportamentale, riguarda invece le manifestazioni motorie dell’emozione, come ad esempio il comportamento di evitamento, di avvicinamento, di attacco e la fuga ecc., e le modificazioni dell’atteggiamento posturale e dell’espressione facciale.
- Infine, vi è il livello fisiologico, prevalentemente rappresentato delle modificazioni fisiche: ad esempio negli effettori innervati dal sistema nervoso autonomo, quindi alterazioni della frequenza cardiaca, della pressione arteriosa, dell’irrorazione vascolare facciale (l’arrossire), l’aumento della sudorazione delle mani, o le modificazione del ritmo respiratorio. Tutte queste variazioni sono connesse con, e anche indotte da, modificazioni di tipo endocrino, per esempio del sistema ipofisi-corticosurrenale (ACTH e cortisolo) o della midollare del surrene (adrenalina e noradrenalina).
Nessuno di questi tre sistemi (psicologico, comportamentale e fisiologico) è prioritario rispetto agli altri, ma piuttosto ognuno risulta strettamente connesso agli altri in una globale risposta emozionale. I tre sistemi cioè interagiscono tra loro pur essendo parzialmente indipendenti.
Concludendo, l’emozione risulta essere un “insieme di risposte”.
Possiamo distinguere alcune emozioni di base, quali piacere, dispiacere, rabbia, paura, gioia, tenerezza, che si evolvono in affetti, sentimenti più complessi, sfumano l’una nell’altra e a volte si intrecciano formando quasi dei grovigli inestricabili.
Le emozioni primarie, secondo una recente definizione di Robert Plutchiksono otto, divise in quattro coppie:
- la rabbia e la paura
- la tristezza e la gioia
- la sorpresa e l’attesa
- il disgusto e l’accettazione
Emozioni e sentimenti sono due strumenti di vita importanti: entrambi sono sistemi per stimare le circostanze interne ed esterne.
Cartesio distingue:
- emozioni: le componenti del processo che rimangono private, esibite nel teatro del corpo. Costruite a partire da semplici reazioni, automatiche, senza ragionamento, che promuovono al sopravivenza dell’organismo e che pertanto si conservano nell’evoluzione.
- sentimenti: le componenti del processo esibite e rese pubbliche, esibite nel teatro della mente (dalle reazioni di avvicinamento/allontanamento a quelle complesse competitive/cooperative.
Emozioni e sentimenti fanno parte dei meccanismi preposti alla regolazione dei processi vitali, emergono a livelli superiori di complessità di rappresentazione.
Senza i sentimenti e un senso del sé che li integra, l’elaborazione mentale non sarebbe orientata verso i problemi della vita: sopravvivenza e benessere.
Noi non siamo degli enti razionali, per eccellenza, siamo degli organismi razionali, ma con dei limiti, tant’è che molto spesso abbiamo delle risposte irrazionali e che sulla base delle emozioni possiamo avere delle risposte piuttosto che altre.
Le emozioni ci aiutano ad orientarci in un mondo imperfetto, nel senso che non dobbiamo analizzare la realtà nei suoi dettagli per reagire.
Le emozioni offrono al nostro cervello uno strumento essenziale per orientarsi tra le molteplici informazioni sensoriali e per innescare automaticamente le risposte più opportune, ovvero quelle atte a promuovere la sopravvivenza e il benessere del nostro organismo. Certo, talvolta possono ingannarci: a chi non è successo di spaventarsi senza motivo? tuttavia, se fossimo incapaci di spaventarci o, più in generale, il nostro cervello non fosse in grado di discriminare emotivamente di eventi percepiti, ricordati o immaginati, sarebbe per noi arduo venire a capo delle più semplice tra le situazioni che quotidianamente ci si presentano.
Le emozioni non sono qualcosa che passa dalle dotte considerazioni: sono risposte significative del sistema che non vengono mediate a livello cognitivo. Insomma non è necessario conoscere Platone per provare paura o gioia, eppure queste emozioni guidano la nostra esistenza verso una direzione oppure verso un’altra. Sono dunque elementi di arricchimento, di orientamento indispensabili per individuare di volta in volta la soluzione più appropriata.
Come Counselor, è importante tenerlo presente!
A volte i clienti cercano di trattare le proprie emozioni come se fossero elementi di interferenza con la loro progettualità egoica: ” lo so che non dovrei essere triste per questo”, oppure: ” lo so che è stupido arrabbiassi per quell’altro”.
Ma le emozioni ed i relativi contenuti, sono elementi basilari della soluzione del problema stesso: è il loro essere ego-distoniche, disturbanti, infatti, a segnalare spesso la problematicità della situazione.
Altre volte le persone negano le troppe emozioni perché temono di essere sopraffatte: per non sentirle, creano tensioni corporee.
Una tensione al collo, per esempio, è sufficiente per prevenire da un contatto profondo con se stessi.
Tuttavia e’ proprio nelle situazioni difficili che e’ necessario ascoltarsi, altrimenti la mente è costretta a decidere da sé, e non ha a disposizioni dati sufficienti per compiere una scelta davvero efficace.
I miei clienti, spesso, fanno fatica ad ascoltarsi e ad entrare in con-tatto con la propria “pancia”, il serbatoio emotivo dove ha cittadinanza il “bambino” che siamo stati !
Non è pensabile ridurre gli esseri umani a organismi guidati da quei circa due millimetri di corteccia cerebrale che regolano i processi cognitivi.
Ed è sempre più necessario nella mia professione, adoperarsi per un lavoro di integrazione tra il livello squisitamente cognitivo e razionale, con quello emotivo ed emozionale; perché siamo degli INTERI bellissimi, impregnati di una giusta e sana dose di razionalità, ma colorati dalle nostre emozioni, che ogni giorno, danno sapore alla signora Vita!
Anche le neuroscienze attraverso ricerche confermano che i processi interni: nonostante dunque acquistino una dimensione sottile a mano a mano che vengo integrate a livello cognitivo, le emozioni sono un fatto organico: hanno a che fare con il battito cardiaco, con i flussi sanguigni, con gli ormoni in circolazione nel corpo, con quello che percepiamo attraverso gli occhi, e le orecchie, il gusto, la pelle, dunque ho sensazioni somatiche molto precise.
Lo stato dell’essere di chi prova le emozioni e i sentimenti è molto importante perché, come ci segnala la psicologia somatica, a seconda di come una persona sta e quali sono le sue tensioni di tratto (caratteriali) e le sue tensione di stato (temporanee), la sua capacità di percepire le emozioni può cambiare notevolmente.
Se, per esempio, una persona esposta ad emozioni intossicanti, ha dovuto in qualche modo proteggersene, le accadrà la stessa cosa che succede ad un malato che ha ingerito dei farmaci intossicanti: quando assaggia un cibo, non ne sente il vero sapore, ma un gusto molto distorto.
Questo vale per tutte le emozioni e sentimenti: questo vale per le persone che sono state fortemente ferite, percepisco la propria realtà interna, e di conseguenza quella esterna, attraverso il filtro della loro intossicazione.
Pertanto come ci insegna la storia quotidiana persone gravemente intossicate rivestono posizione di potere che consentono loro di filosofeggiare, teorizzare o governare, imponendo agli altri una visione del mondo basato sulla propria intossicazione.
Ma come afferma P. Coelho: “Le emozioni sono cavalli selvaggi, non sono le spiegazioni che ci fanno avanzare, è la volontà di proseguire”.
Perciò, facciamoci trovare impreparati ma curiosi dalla Vita che ci chiede di essere fatta amano, e lasciamole respirare le nostre Emozioni, spesso, sanno dirci più di mille parole …
Buona lettura e restiamo in ASCOLTO!
A cura di Dott.ssa Renata Rana (Counselor individuale e di gruppo)
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