Uno spettacolo che ha piacevolmente sorpreso tutto il pubblico presente. Sul palco, una donna esile, delicata, vestita di bianco ma decisa e dotata di forte personalità: Ambra Angiolini, protagonista de “La misteriosa scomparsa di W”, spettacolo prodotto dal Teatro dell’Archivolto di Genova, diretto da Giorgio Gallione e andato in scena nella serata di ieri presso il Teatro Garibaldi. Espressiva, impeccabile e perfettamente nel ruolo, Ambra ha vestito i panni di una donna chiamata enigmaticamente “V” in balia di mille domande, di mille quesiti esistenziali di fronte l’incompletezza, il disincanto, la complessità della condizione umana e di una vita sempre pronta a sferrare duri colpi e a cogliere impreparati.
A fare da cornice una scenografia candida, luminosa, arricchita da bianchi neon e da minimi ma essenziali particolari, perfetta nel creare un’atmosfera quasi surreale, onirica. E’ in questo candore che nasce “la bambina più bella del mondo”, V, che ben presto si ritrova a fare i conti con la realtà perdendo la fiducia nel mondo dopo essere stata spintonata da un automobilista mentre correva per strada con il suo triciclo rosso. «Ma credi che la vita sia tutta rose e fiori?», queste le parole pronunciate dall’uomo e che sembrano quasi strattonarla bruscamente contro un muro, permettendole di capire quanto crudele siano i meccanismi di quel mondo che nulla regala e che tutto sottrae.
Tutto ciò la conduce nel completo delirio mentale. V confessa la sua follia, la sua perdita dell’uso dei cinque sensi, consapevole di essere ormai un “caso oscuro” anche per gli psicoanalisti più validi e fa uso abituale di Calmadol, uno psicofarmaco, l’unico capace di mettere a freno e spegnere i suoi squilibri. E’ così che il suo viaggio diventa un vero e proprio monologo. V è in preda ad un vortice di pensieri che si agitano tumultuosi, a cui non mette un freno e a cui dà libero sfogo. Incantevole, poi, è la fermezza e la lucidità con la quale fa riferimento alle tristi dinamiche che regolano il mondo, sui comportamenti umani, sull’inevitabile aggressività degli uomini, sulla distinzione dei concetti di “vecchio” e “nuovo”, sulla povertà, sulla disumanità. Attraverso un tono sfacciatamente ironico e dissacrante, mette a nudo la realtà qualunquista e superficiale, così distorta che sembra capovolgere i canoni tradizionali per nutrirsi di paradosso, di visibile assurdità e di ridicolo. Le varie musiche che si susseguono, l’alternarsi di toni cupi e vivaci si accostano perfettamente a questo flusso di pensieri senza ordine e agli sbalzi d’umore di V, in un’altalena di luci al neon che catturano lo sguardo.
Ma il malessere di V ha un perché, la donna ha perso il suo “pezzo V doppio” di cui ormai ricorda solo l’iniziale. Adesso si sente come “un’automobile senza gomme, un cinese senza ombre, come una doppia V senza doppia” ed è alla ricerca, ossessivamente alla ricerca della sua parte mancante, della sua parte razionale, della sua identità che ha perso lungo il suo tragitto. E così ricorda e si sofferma sulle quattro possibili figure che potrebbero rivelarsi il suo pezzo V doppio: il suo adorabile nonno Wilfredo, il suo amore “matematicamente” sbagliato Wolmer, la sua prorompente e cinica amica del cuore Wilma o perché no, il suo amico immaginario, il coniglietto Walterino.
Immagina così di ritrovarsi in un fantasioso e magico giardino in cui incontra una dea con i suoi stessi occhi, con il suo stesso sguardo e in cui si riconosce: “Era la signorina V”. E’ in questo modo che V, diventa una figura vittoriosa e coraggiosa, una figura che ha finalmente ritrovato il suo pezzo V doppio e che ha potuto mettere fine a questo lungo e travagliato percorso dal quale però è riuscita a trarre i lati più belli, quelli più accesi, quelli che adesso l’hanno resa ancor più luminosa di tutti quei neon bianchi presenti sulla scena e nel suo animo.
Il testo, scritto da Stefano Benni nel 1994, lascia ben spazio alle riflessioni ed anche a momenti esilaranti in cui è facilissimo immergersi e ritrovarsi. Grandissima prova anche per Ambra Angiolini che è riuscita a mostrare il suo indiscutibile talento e la sua lodevole capacità di coinvolgere e catturare l’attenzione di tutto il pubblico biscegliese, profondamente legato all’attrice romana.