A distanza di pochi giorni dall’avvistamento di un branco di cani randagi in via Imbriani (leggi qui), torniamo sul problema del randagismo sollecitati da un lettore che ha inviato una lettera firmata alla nostra redazione.
“Nella notte tra lunedì 29 giugno e martedì 30, qualche minuto dopo la mezzanotte, mentre rientravo presso la mia abitazione in via Gentileschi (in zona Seminario, ndr) mi sono ritrovato di fronte ad un branco di ben otto cani di grossa taglia nel cortile del mio condominio, presenza favorita anche dal guasto che ieri e in altre circostanze impedisce l’utilizzo del cancello elettrico del mio complesso residenziale, rimasto quindi aperto. I cani mi hanno impedito l’accesso e costretto, con fare aggressivo, ad allontanarmi mentre gli stessi mi hanno anche inseguito” ci scrive il cittadino biscegliese, che puntualizza anche come incontri di questo tipo non siano isolati. “Si segnala che già in precedenza si erano verificati episodi di tal genere di cui sono stato vittima in prima persona e che hanno anche riguardato altri condomini e residenti della zona. Il sottoscritto ha in precedenza segnalato il problema alla pubblica amministrazione. Invero tale piaga caratterizza ormai da tempo la zona Seminario. I residenti, soprattutto nelle ore serali e notturne, vivono nell’incubo di essere aggrediti da questi animali e il più delle volte sono costretti a richiedere l’intervento dei propri familiari per rincasare senza essere aggrediti. Cosa che puntualmente è accaduta anche ieri sera”.
Il problema del randagismo resta, quindi, di costante attualità. Secondo le attuali leggi in vigore nella nostra regione, l’accalappiamento e le cure dei cani randagi sono affidati all’ASL di competenza, la quale esegue anche gli interventi veterinari per la sterilizzazione. Il Comune, dal canto proprio, è comunque responsabile dei cani che insistono sul proprio territorio e si fa carico del vitto e dell’alloggio dei randagi,attività che attualmente incide sulle casse comunali per circa 350mila euro all’anno.
Come sottolineato in una sentenza del giudice di pace di Campi Salentina, l’articolo 6 della legge della Regione Puglia n. 12 del 1995 assegna alle aziende sanitarie locali il compito di vigilare e di recuperare i cani randagi, senza la necessità di preventiva segnalazione da parte di alcuno. Tuttavia i Comuni oltre alla predisposizione dei canili per il ricovero dei cani vaganti (artt. 8 e 9 LR n. 12/1995), hanno, anche, l’obbligo dei controlli connessi all’attuazione della citata legge regionale (art. 2), mentre ai Servizi veterinari delle aziende sanitarie locali è demandata la vigilanza e il controllo dei rifugi (art.9). “Da tanto”, scrive il giudice nella sentenza, “si desume che il Comune deve vigilare sull’operato dell’ASL, alla quale è demandato il recupero degli animali vaganti”.
La Cassazione Civile (Sez. III n. 10638/02), si legge sempre nella sentenza, stabilisce che “Qualora non abbia vigilato sulle attività della Asl di cura dell’igiene, atte ad evitare il proliferare di animali selvatici all’interno dei centri abitati, il Comune è obbligato al risarcimento dei danni subiti da un cittadino a seguito dell’aggressione di un branco di cani randagi”. Da questo si desume quindi che il Comune ha l’obbligo di segnalare alla Asl di competenza i cani randagi sul proprio territorio.
In passato abbiamo tentato a più riprese di intervistare il referente territoriale dell’ufficio veterinario della ASL BAT per capire in che modo si affronta la piaga del randagismo ma non è stato mai possibile ottenere risposte su questo delicato argomento che pure interessa la cittadinanza.
(foto di repertorio)