A Bisceglie una famiglia su cinque vive in affitto. È quanto emerge da un’analisi della società di franchising immobiliare “Solo Affitti” in cui si sottolinea come, con una percentuale del 20,8%, la provincia di Barletta Andria Trani sia al primo posto in Puglia e al diciassettesimo in Italia per concentrazione di affitti, seguita dalla provincia di Bari (19,9%, con punte del 24,9% a Molfetta) che a sua volta occupa il ventesimo posto nella graduatoria delle province italiane. Barletta, secondo i dati di Solo Affitti, è la città pugliese dove si vive maggiormente in affitto con una media di più di una famiglia su quattro (26,5%), un dato di molto superiore sia alla media nazionale (17,9%) che regionale (16,1%).
E sopra la media pugliese e italiana è anche la nostra città che, dopo Barletta e Trani (24,6%), è al terzo posto nella Bat in termini di densità di locazioni, con il 20,3% degli appartamenti occupati in affitto, in pratica uno su cinque. Pochi i locatari a Minervino Murge (ultima in provincia con l’11%), Margherita di Savoia (penultima con il 12%) e San Ferdinando di Puglia (terzultima con il 12,5%).
Bat e Bari sono seguite a distanza da Foggia (16,2%), Taranto (15,3%), Brindisi (13,8%) e Lecce (9,9%). Nella graduatoria nazionale degli affitti, la Puglia occupa il 12^ posto con il 16,1%. La classifica è dominata da Campania (24,4%), Valle d’Aosta (22,5%), Liguria (22,2%) e Piemonte (22,1%). Percentuali molto basse di persone che utilizzano la locazione si registrano in Molise (ultimo con il 10,9%), Basilicata (penultima con l’11,9%) e Sardegna (terzultima con il 12,5%).
“In Italia fino ad oggi”, commenta Silvia Spronelli, presidente di Solo Affitti, “a livello normativo si è pensato soprattutto ai proprietari d’immobili e molto meno a chi va in affitto. Sarebbe necessaria una politica organica sulle locazioni prevedendo un piano di agevolazioni fiscali che coinvolga gli studenti, le giovani coppie, le famiglie in difficoltà ma anche gli stessi locatori, come avviene in tanti altri Paesi europei. Del resto, anche da noi sta cambiando la visione culturale dell’affitto: non è più una soluzione transitoria. In Italia abbiamo visto piuttosto ridursi nel tempo quel poco di agevolazioni che esistevano. Con la tassazione fissa al 21% della cedolare secca”, prosegue Spronelli, “certamente si è avviato un percorso virtuoso. L’ulteriore riduzione dal 21 al 10% della cedolare secca quando si applica il canone concordato ha dato un’accelerazione”.