Tantissima gente è accorsa a Palazzo Tupputi ieri sera, sabato 24 ottobre, in occasione della inaugurazione della mostra Magico Involucro: 1963 – 1988 Microstoria per copertine della RCA e del suo Art Director, dedicata al lavoro dell’artista biscegliese Francesco Logoluso. Rosalba D’Addato, presidente dell’associazione culturale Sapere 2000 – Angelo Ruggieri, promotrice dell’evento, ha accolto i presenti sottolinenando l’importanza di momenti di aggregazione nel segno della cultura e della riscoperta dei talenti della nostra città. “Una volta conosciuto Francesco Logoluso”, ha spiegato la D’Addato, “è stato quasi naturale collaborare a questo progetto”, connubio tra la “storia orale”, ricca di curiosità, aneddoti e ricordi di una vita davvero unica, e “storia grafica”, fatta di copertine, titoli e disegni. 

L’idea di una mostra, ha spiegato il sindaco Francesco Spina, era nata già da quando Logoluso era tornato a Bisceglie qualche anno fa per ricevere il premio Pompeo Sarnelli. Il primo cittadino ha quindi espresso profonda gratitudine per chi è riuscito a realizzare una tale manifestazione, impegnandosi a rendere la nostra città un attivo polo culturale e sociale, e ha ribadito l’impegno da parte dell’amministrazione comunale di ricercare fondi per incentivare questo genere di attività e di lasciare ampia libertà creativa alle tante associazioni presenti sul territorio.

Molteplici gli scopi della manifestazione: da una parte la volontà di raccontare la lunga e appassionante storia della RCA da un punto di vista diverso, che non fosse sempre e solo quello “sonoro”, dall’altra quella di riflettere sulla smaterializzazione della musica e di come sia cambiata la percezione dell’oggetto musicale. Francesco Logoluso, dialogando con la giornalista di Repubblica Bari Anna Puricella, ha ripercorso la sua carriera partendo dal periodo giovanile degli anni ’50 – ’60 quando, trascurando la carriera universitaria, decise di rincorrere un sogno nonostante tutte le difficoltà del caso, passando in breve tempo da artigiano a responsabile della divisione grafica dell’azienda. Non sono mancati divertenti aneddoti circa il rapporto con i diversi cantautori, da Dalla a De Gregori, e del clima familiare che si respirava in RCA, che ha permesso a Logoluso di entrare in contatto con il lato più umano degli artisti, fuori dalle luci del palcoscenico. Non era quindi raro ritrovarsi in mensa a mangiare un panino con Gino Paoli e Rita Pavone.

Il lavoro dei grafici in quel periodo è stato quello di veri e propri “incubatori” di idee, in grado di far nascere da semplici spunti creativi dei capolavori capaci di rimanere indelebilmente impressi nella memoria collettiva di una intera nazione. Fondamentale quindi il lavoro di persone come Logoluso o Tanino Liberatore, il fumettista che ha curato le cover di artisti internazionali del calibro di Frank Zappa, fautori di una concreta rivoluzione culturale, che ha elevato la “copertina”, il semplice involucro, a opera d’arte, oggetto da studiare e analizzare. In collegamento via Skype è intervenuto anche il critico e saggista Bruno Di Marino, che ha sottolineato l’importanza del lavoro di Logoluso in una prospettiva in cui non ha neanche più senso parlare di “storia dell’arte”, bensì di “storia delle immagini”, e dei tanti modi in cui esse condizionano il prodotto finale, come quello di un LP o di un quarantacinque giri. E’ stata straordinaria la capacità di essersi inventati un mestiere in un Paese in cui non esistevano ancora i grandi studi grafici su modello internazionale, come per esempio quello della Hipgnosis per i dischi dei Pink Floyd.

In una famosa striscia dei Peanuts di Schulz, Lucy, osservando un libro, esclama convinta: “No, non potrei mai leggere un libro con una copertina così !” La cover, anche per la musica, è il primo elemento che impatta con il nostro sguardo, che ci incuriosisce e che ci porta a sfogliare o meno un libro o a comprare o meno un CD di cui in prima battuta non si conosce molto. Da qui la differenza di vedute con Andy Warhol, il quale era convinto che anche la cover dovesse essere un prodotto artistico del tutto indipendente dalla componente musicale, ma diretta emanazione della creatività dell’artista. Logoluso, invece, ci spiega come il suo lavoro sia stato anche quello di collaborare a stretto contatto con i musicisti affinché la copertina non fosse qualcosa di “estraneo” all’organicità di un album, bensì suo naturale completamento, in grado di aggiungere qualcosa in più a quanto già detto con suoni e parole nelle canzoni presenti al suo interno. La “cover” quindi non è semplicemente contenitore di emozioni, ma è essa stessa motivo di emozione. Per questo molti dischi sono ancora oggi ricordati proprio grazie alla forza delle loro copertine prima ancora che per la loro musica.

La mostra sarà visitabile gratuitamente tutti i giorni, escluso il lunedì, dalle 17.30 alle 20.30, presso la sede del Laboratorio Urbano di Palazzo Tupputi.