In questo clima di sensibilizzazione generale verso l’ambiente e gli ecosistemi è triste constatare che il 2015 sia stato un anno catastrofico per quanto riguarda la cattura involontaria delle tartarughe marine: sono ben 120, infatti, gli animali rinvenuti morti nel corso dell’anno dal Centro di Recupero Tartarughe Marine di Molfetta gestito dal biologo marino Pasquale Salvemini. In seguito agli studi sulle carcasse spiaggiate è emerso che la maggior parte dei decessi sia avvenuto per annegamento (le tartarughe hanno bisogno di risalire a galla e respirare), evento molto frequente nel caso in cui gli animali rimangano intrappolati per molto tempo nelle reti a strascico. A minacciare ulteriormente queste creature anche l’alto tasso di mortalità: solo il 10% dei piccoli giunge all’età adulta.
Si dimostra dunque fondamentale l’impegno dei pescatori, che dovrebbero portare nel centro studi ogni esemplare catturato nelle reti: gli studi su questi animali consentono infatti di ottenere importanti risultati e di garantire agli esemplari feriti un ritorno al loro habitat in tutta sicurezza.
In questo senso è lodevole la sensibilità dei pescatori biscegliesi ed in particolare delle imbarcazioni “Nuova Giovanna“, “Francesco Padre“, “Argonauta“, “Angela Madre“, “Flipper” e “Speranza“, i cui equipaggi si sono sempre prodigati per far sì che le tartarughe giungessero a Molfetta: un esempio per tutti che, in concomitanza con l’imminente trasferimento del Centro a Bisceglie, fa ben sperare per la salvaguardia di questi fragili e delicati animali.