“L’amore non sta nell’altro, ma dentro noi stessi. Siamo noi che lo risvegliamo. Ma, perché questo accada, abbiamo bisogno dell’altro. L’universo ha senso solo quando abbiamo qualcuno con cui condividere le nostre emozioni”. (P.Coelho)

La reciprocità è la forma più alta dell’amore. Ogni coppia si forma, si rompe, o si mantiene in vita a causa di una serie di fattori che variano da soggetto a soggetto, secondo la sua storia, i suoi bisogni e l’incastro che le due individualità riescono a formare.

La teoria dello scambio considera la relazione di coppia come un investimento: costi e benefici, disponibilità di tempo e risorse da mettere insieme per ricevere compagnia e piacere sessuale. Ovviamente, una relazione durerà finché i benefici supereranno i “costi”.

La teoria dell’uguaglianza, dall’altra parte, richiede che entrambi i partner abbiano indietro esattamente ciò che hanno investito, sulla base di un gioco leale, assicurando così una relazione duratura. In breve, sembra che per raggiungere la reciprocità sessuale tutto quello che serve sia guidare il partner attraverso le proprie preferenze, ascoltando in cambio le sue e alternando durante il sesso momenti in cui dare e momenti in cui ricevere.

L’uomo, insomma, è essenzialmente la sua relazione essendo ciascuno il liberatore di se stesso anche nell’altro.  Nella relazione dove si promuove il dialogo, le singole particolarità raggiungono la reciprocità e questo avviene proprio perchè si rimettono insieme i frammenti dell’“indivisibile”.

Si realizza così il primato del “noi” sull’“io”: cioè l’essere in relazione per lo scambio e la condivisione.

Ho controllato nel vocabolario, alla voce “reciproco” la definizione che mi ha colpita di più, quella che preferisco è “scambievole”.
In un rapporto di coppia questo può voler dire dare amore all’altro ma sentire anche di ricevere amore. Nella reciprocità i membri della coppia vivono sentimenti simili e sono in grado di riconoscerli ed esplicitarli.

Ogni partner conferma l’identità dell’altro e della coppia attraverso un’alternanza di risposte che prevedono per ogni azione un gesto corrispondente, per ogni bisogno un’attenzione, per ogni problema un confronto, non un evitamento !

I partner stabili e reciproci, si aspettano che se telefonano riceveranno risposta o saranno richiamati in tempi brevi, che se sono in difficoltà saranno aiutati o almeno ascoltati, che se l’altro prende una decisione importante saranno consultati, che si progetti un futuro insieme.

La reciprocità, dona la possibilità alla persona che in questo momento condivide con noi la vita di farlo in modo completo, scambiandosi reciprocamente i pensieri, i dubbi, le emozioni, quelle positive e quelle negative; tutto avviene e si sperimenta nel pieno rispetto!
Non bisogna aver paura di comunicare i nostri bisogni e desideri  all’altro, perché insieme  si riesce a comprendere quali sono i motivi che, a volte, impediscono di soddisfarli, comprendersi reciprocamente nei propri limiti ma nello stesso tempo cercare una soluzione che sia giusta per entrambi, immersi in un continuo venirsi incontro …
Reciprocità, rispetto, parità, ed eccoci approdati, così ad un’altra parolina magica: “dialogo”.
Molte volte, probabilmente per amore, tendiamo a nascondere all’altro gli aspetti negativi del rapporto, del suo carattere, pensando che questo passerà o ci sarà un cambiamento o che noi avremo tanta forza da sostenere queste difficoltà da soli, senza cioè che l’altro ne sia a conoscenza… Grosso errore!
Nascondere tutto quello che ci fa stare male impedisce all’altro di conoscerci a fondo e ci da solo un’apparente serenità di coppia mentre, in fondo al nostro cuore, c’è sempre un angolino buio dove abbiamo rinchiuso tutti i problemi. Sono al buio, magari non li vediamo, ma sappiamo che ci sono e ne sentiamo tutto il peso. Parlando all’altro di quello che non funziona, consente una consapevolezza ed una crescita reciproca, purchè entrambi siano disposti a “fare i compiti a casa.”

Infatti, spesso quando si tratta di guardare dentro di sé, di mettersi in discussione per instaurare un nuovo equilibrio, i più tendono ad entrare in resistenza, a procrastinare la stessa evoluzione di coppia, per paura di perdere la propria egoistica individualità, o semplicemente perché la zona di comfort è più comoda!

E diventano così i  boicottatori principali della stessa relazione di coppia; eppure dicono di amare il partner… Le coppie che si mantengono in condizioni di non chiarezza, di empasse e di non appartenenza, spesso sono altamente disfunzionali e comportano un alto grado di sofferenza, solitamente per uno solo dei partners.

In verità, anche nella sua moltitudine, di forme e tipologie, nelle relazioni niente è semplice!
Parlatene, parlatene sempre, con il cuore in mano e con autenticità, senza però, scaricare ansie, aspettative e ogni genere di esigenza sul partner, aspettandoci che questi ci ricambi subito ed esattamente nel modo in cui ci aspettiamo, perché ognuno è diverso dall’altro e quindi tempi e i modi possono non coincidere: il partner  potrebbe quindi darci la risposta che aspettiamo in un modo diverso o in un momento diverso dal previsto, al punto che potremmo non essere in grado di riconoscerla oppure ne rimarremmo delusi.

E’ giusto quindi esprimere i nostri bisogni all’altro, in maniere chiara ma non perentoria, e avendo la pazienza di aspettare e accettare la risposta del partner. Anzi, è ancora più bello se, in questo periodo di attesa della risposta, siamo in grado di aumentare l’amore verso l’altro, per facilitargli il cammino verso di noi: un pò come un giardiniere che sana e si prende cura dei propri fiori dopo una tempesta, ed attende con pazienza e fiducia la stagione del rifiorire!

Attenti alle imitazioni però! quando alle parole non seguono i fatti, quando le intenzionalità non diventano progetti, quando l’Io non si trasforma nel Noi, quando dicono che siamo una priorità, ma dimostrano di poter vivere bene, anche senza di noi… Scappate!

Ricordate sempre, che il  termine reciprocità presuppone comunque uno scambio vicendevole: anche se i tempi e i modi possono non coincidere, non si deve confondere questa situazione con quella di assoluta assenza di scambio. Se nella coppia il “flusso di amore” va a senso unico, bisogna cercare di capire se si tratta di aspettare il tempo giusto (e quindi investire in amore) oppure se la risposta è completamente assente: in quel caso bisogna interrogarsi seriamente sulla salute del rapporto, perchè un rapporto di coppia va vissuto esclusivamente in due, in un alternarsi di dare e ricevere che non deve essere né obbligatorio né preteso, ma spontaneo.

Molte persone indugiano nell’idealizzazione del partner, sperano in un “cambiamento-miracolo” , convivendo con un’idea dell’altro estremamente lontana dalla realtà, a dispetto dei comportamenti subiti.

Spesso in questi casi, il partner idealizzante subisce continue violazioni della reciprocità e si trova a dover elemosinare affetto e attenzioni all’altro, ricevendo poco o niente in cambio di un profondo slancio: è il solo a telefonare, il solo ad organizzare la sua vita intorno all’altro, il solo a progettare un terreno comune per la coppia, il solo a dimostrare amore e a dare continue prove di pazienza e di forza…

Ma senza ricevere nulla in cambio, se non  il  prezzo da pagare, che diventa sempre più alto ! Si insinua così nel donatore di amore a senso unico, un profondo sentimento di inadeguatezza e soprattutto la convinzione di non meritare l’amore dell’altro.

In questi casi non riesce ad evolvere in amore, perché non è ricambiato o perché l’idealizzazione non supera il test di realtà, ed quindi  necessario interrogarsi su cosa si desidera da un rapporto di coppia, per evitare di incappare in percorsi tortuosi di dolore e rabbia.

Se il nostro partner non ricambia il nostro sguardo amorevole, se non condivide la progettualità di un incontro, non possiamo far dipendere la nostra felicità da chi ha palesemente scelto il proprio Ego di fronte ad un autentico Noi…

Guardandosi dentro si trovano tutte le risposte di cui abbiamo bisogno, spesso le più dolorose, ma le stesse che ci indirizzano verso la nostra rinascita e consequenziale evoluzione!

Liberate  il verbo ‘amare’ da un soggetto troppo piccolo quale è l’Io e permettete di cogliere meglio la natura dell’amore, che è pura reciprocità.

Avrei potuto accontentarmi, ma è così che si diventa infelici!” (C. Bukowski)

Foto copertina: www.psicologi-italia.it