“Si possono ricordare la nascita e la morte di un uomo, anche a breve tempo l’una dall’altra. Ma bisogna farlo guardando in faccia la realtà e, quando è possibile, continuando a cercare sempre la verità. Solo così, dopo la memoria del 9 maggio, può seguire il futuro”. Queste le parole di Agnese Moro, terzogenita di Aldo Moro, rapito dalle Brigate Rosse e ritrovato privo di vita, dopo 55 giorni di sequestro, il 9 maggio 1978 in pieno centro a Roma. E da qui parte il ricordo della segreteria del Partito Democratico di Bisceglie, nel giorno in cui, in occasione del 38° anniversario della morte dello storico presidente della Dc, il Comune di Bisceglie, in collaborazione con il Centro Studi Aldo Moro, ha organizzato manifestazioni dedicate al ricordo dello statista scomparso. Si partirà alle ore 18 in piazza San Francesco, dove sarà svelata l’opera commemorativa realizzata dall’artista e scultore biscegliese Domenico Velletri. Alle 18.30, presso il Teatro Garibaldi, seguirà poi un convegno dal titolo “Chi e perché ha ucciso Aldo Moro” (leggi qui).
“Aldo Moro fece parte di quella generazione di giovani che dopo la violenza e l’ottusità della dittatura fascista e dopo gli orrori della seconda guerra mondiale e del nazismo, si dedicò ad aiutare la nascita di un Paese Democratico, in cui le donne e gli uomini potessero vivere a pieno il loro destino di libertà consapevole e di grandezza morale, prendendo parte ai lavori dell’Assemblea Costituente e contribuendo a scrivere la nostra Carta costituzionale”, ricorda la segreteria del Pd locale in una nota. “Fu Aldo Moro a far cambiare idea a Croce e Togliatti che preferivano una Costituzione ideologica, dimostrando, invece, la necessità di individuare valori condivisi, quali la centralità della persona, da offrire a un’Italia che usciva da una guerra divenuta, nella sua ultima parte, anche scontro civile. Alla fine degli anni Trenta e all’inizio degli anni Quaranta è stato presidente della Fuci, l’associazione degli universitari cattolici, che anche grazie a lui, mantenne, nonostante il governo fascista, profondità culturale, autonomia e spirito critico, preparando quella che sarebbe stata una parte importante della nuova classe dirigente”.
“Fu sottosegretario agli Esteri, Ministro di Grazia e Giustizia, Ministro della Pubblica Istruzione, Presidente del Consiglio, Ministro degli Esteri”, scrivono dalla segreteria del Pd diretta da Roberta Rigante e dal vicesegretario cittadino Gianni Naglieri. “Lavorò da Segretario politico della Democrazia cristiana e da Presidente del Consiglio dei Ministri per fare in modo che né individui, né organizzazioni, né ceti, né popolazioni si sentissero estranei alla vita democratica e alla convivenza civile in Italia e all’estero dando seguito al primato moroteo del capire rispetto al fare. Con questa grande lungimiranza riuscì a convincere il proprio partito, rispetto a passaggi storico-politici tanto coraggiosi quanto difficili, su tematiche quali il superamento del centrismo e l’apertura ai Socialisti, dando seguito alla nascita del primo centro-sinistra, fino al discorso del 28 febbraio 1978, a poche settimane dal rapimento, con cui Moro preparò la strada al “Governo di solidarietà nazionale” con l’appoggio esterno del Pci”.
“Con il muro di Berlino ancora in piedi, Aldo Moro stava lavorando per insediare nel nostro Paese una democrazia dell’alternanza, attraverso il coinvolgimento, in un particolare passaggio, di tutte le grandi forze popolari nella responsabilità di governo”, ricordano inoltre dal Pd di Bisceglie. “Profetico, il Presidente della Dc, fu anche in uno dei suoi ultimi discorsi: “Questo Paese non si salverà, la stagione dei diritti e delle libertà si rivelerà effimera, se in Italia non nascerà un nuovo senso del dovere. Altrettanto attuale la sua concezione di una politica in cui il potere si legittima laddove è capace di interpretare le esigenze del popolo. In tal senso Aldo Moro è stato quasi premonitore della propria tragica fine, quando parlando della protesta del ’68 paventava possibili derive violente: ‘Temo le punte acuminate di questi movimenti’”.
“Su quelle punte acuminate, la storia racconta, la sua voce è stata spenta per sempre. Certi del fatto che la memoria del grande statista democristiano debba rivolgersi maggiormente al ricordo dell’alto profilo politico e morale il Partito Democratico di Bisceglie ne intende onorare la sua memoria insieme ai cinque uomini della scorta (Domenico Ricci, Oreste Leonardi, Raffaele Iozzino, Giulio Rivera e Francesco Zizzi) barbaramente trucidati il giorno del suo rapimento”, termina la nota del PD cittadino.