Personalità “borderline”: è questo il profilo umano, richiesto in questo preciso momento storico dal mondo, in modo particolare quello cattolico. Personalità fuori dall’ordinario, che abbiano il coraggio di librarsi sopra i luoghi comuni e di lasciarsi sconvolgere dalla bellezza della relazione con l’altro. Personalità “borderline”, così ama definirsi, Don Antonio Mazzi, che ieri sera, venerdì 26 agosto, ha presentato a Piazza Duomo la sua ultima fatica editoriale nella rassegna letteraria “Libri nel Borgo Antico”, dal titolo “Le parole di Papa Francesco”. Un libro, o meglio un dizionario, in cui il prete veronese passa in rassegna tutte le lettere dell’alfabeto, a cui sono associate le parole pronunciate dal papa in questi anni di pontificato, parole che stanno cambiando il mondo.

In apertura Don Mazzi, insieme alla piazza gremita di gente, ha voluto osservare un minuto di silenzio in ricordo delle vittime del terremoto, che sta lacerando il cuore degli italiani. A seguire la moderatrice dell’incontro, Grazia Rongo, giornalista di Telenorba, ha letto il messaggio di Papa Francesco in memoria di coloro che hanno perso la vita tra le macerie, in cui il pontefice ha invitato tutti ad unirsi in preghiera e si è soffermato sull’arduo compito di tutti gli operatori e dei volontari della Protezione Civile.

Tra i vari punti toccati nella serata, la riflessione di Don Mazzi sul ruolo della Chiesa oggi: una Chiesa che si affranchi da forme di buonismo e che provochi la società e i cristiani, stimolandoli all’impegno attivo. Inoltre il sacerdote ha evidenziato come la fede non sia solo un elemento meramente spirituale e che Dio non si trova nelle chiese e nei tabernacoli, ma nei volti delle persone e nell’incontro con l’altro. Un’ulteriore questione trattata da Don Mazzi sono stati i giovani: partendo dal messaggio di Papa Francesco alla Giornata Mondiale della Gioventù, in cui il pontefice ha esortato i giovani ad alzarsi dal “divano – felicità”, quello su cui ci si sente “comodi, tranquilli e sicuri” e a non “vegetare”, ma a “lasciare un’impronta”. Don Mazzi ha posto l’accento sul fatto che i giovani si lascino coinvolgere dalla vita dei poveri e che abbiano la capacità di sognare e di caricare il futuro di speranza. Il sacerdote, inoltre, ha asserito che per essere felici è necessario rischiare, per questo non solo ha incitato i giovani a conoscere il mondo, ma anche i genitori a non custodire i propri figli nella “bambagia”.

Un altro tema scottante affrontato da Don Mazzi è stato il ruolo delle suore “zitelle” all’interno della Chiesa, sottolineando come le suore abbiano il senso di maternità più sviluppato rispetto ad altri, ma che la Chiesa ha imposto loro regole tali che questo spiccato senso materno è stato “castrato”. In secondo luogo sul tema della corruzione, partendo dall’assunto di Sua Santità secondo cui “il corrotto non conosce la fraternità o l’amicizia, ma la complicità e l’inimicizia. Il corrotto non percepisce la sua corruzione, accade un po’ quello che succede con l’alito cattivo: difficilmente chi lo ha se ne accorge”. Il corrotto “se ne frega”, ha asserito Don Mazzi, ma crea intorno a sé malessere e disagio, che interessa anche le persone oneste. Corruzione presente non solo nei palazzi di potere, ma anche nella Chiesa Cattolica nelle figure di alcuni vescovi e cardinali, che badano più “all’ermellino”, piuttosto che a stare in mezzo alla gente.

In conclusione Don Mazzi ha auspicato una rivoluzione in tutti i sensi. “Papa Francesco è senza dubbio il catalizzatore di quest’ultima, ma un profeta da solo non cambia il mondo”, ha concluso il sacerdote, “E’ opportuno che l’uomo impari a stare insieme in modo diverso, all’insegna della pace e dell’amore verso il prossimo”.

Foto di Daniela Mitolo