Riceviamo e pubblichiamo una mail da un nostro lettore e la pronta risposta della dottoressa Celeste Petrelli curatrice della rubrica “Lo psicologo risponde”.
Buongiorno dott.ssa, ho trovato su internet la sua rubrica e ho deciso di scriverle. Sono un ragazzo di 27 anni e da circa sei mesi sono tornato single. Avevo una bellissima relazione con una ragazza 7 anni più piccola di me che amavo (amo) alla follia. Il primo anno è passato tranquillamente, stesse passioni, stessi interessi, insomma andava tutto benissimo. All’inizio del secondo anno di relazione lei è partita per studiare fuori e, nonostante non nutrissi nessun tipo di preoccupazione sul fatto che mi potesse tradire, dentro di me con il passare del tempo è iniziato a crescere un pensiero di frustrazione e stress per il fatto di non averla qui vicino a me. Mi sono tormentato per mesi pensando se fosse la cosa giusta stare insieme anche se ci vedevamo ogni mese e mezzo circa. Alla fine dell’anno universitario lei è tornata qui per le vacanze (3 mesi) e io l’ho lasciata perché mi sono trovato sfinito anche da problemi in famiglia. Dopo 20 giorni ho provato a sentirla però non mi ha voluto vedere perché secondo lei sarebbe tornato tutto come prima e non voleva. Si è fidanzata con un ragazzo della sua età e io ancora oggi mi tormento perchè mi manca da morire e non riesco a dimenticarla.
Non riesco proprio ad uscire da questa situazione, la penso tutti i santi giorni, riesco anche ad avere lucidità e capire che anche se fosse tornata con me lei sarebbe rimasta comunque a studiare fuori e le cose non sarebbero comunque andate bene. Perché non riesco a farmene una ragione?
Riposta: Salve Luca (nome di fantasia), quando una relazione finisce, sia se lasciamo che se siamo lasciati, viviamo un vero e proprio lutto, soprattutto, come nel suo caso, se la relazione è stata di lunga durata. Porre fine ad una storia significa rimettere tutto in ballo e perdere quella quotidianità fatta di piccoli gesti e riti che hanno caratterizzato un pezzo della nostra vita; significa perdere dei punti di riferimento e dover abbandonare dei progetti di vita; ancora, significa fare i conti con le proprie, prima che con le altrui, responsabilità per la fine del rapporto ed uscire da quello stato di idealizzazione del rapporto stesso e del partner.
È un percorso, come dice Lei, lungo e doloroso per certi aspetti ma che può anche rappresentare l’occasione per conoscere meglio sé stessi ed il proprio modo di stare in relazione con l’Altro (dove per “Altro” intendo tutto ciò che non siamo noi), un tempo da dedicare a sé stessi e da attraversare, non da evitare magari con il famoso quanto inutile e disastroso “chiodo schiaccia chiodo”.
Ha scritto che la sua ex le manca da morire e non riesce a dimenticarla: nessuno si dimentica, l’importante è riuscire a superare il dolore, la rabbia ed il senso di fallimento, cercando di mantenere dentro di noi i ricordi più belli che possano lasciare spazio però anche a nuove storie. Si chieda anche perché Le manca così tanto, cosa rappresentava, e forse rappresenta ancora, per Lei la sua ex? Poter comprendere a quali “bisogni psicologici” assolveva e quali parti Sue Le aveva delegato, possono aiutarLa ad uscire dallo stato di tormento e possono aiutarLa a crescere come persona. Ad ogni modo, se questa Sua condizione dovesse perdurare causandoLe ancora dolore, Le consiglio di intraprendere un percorso di psicoterapia.
Cordiali saluti,
dott.ssa Celeste Petrelli
Foto copertina: http://noi2magazine.com/