“La parola chiave per analizzare lo spettro autistico è consapevolezza: tradurre in romanzi ciò che sento mi regala proprio la consapevolezza utile a parlarne con serenità, arrivando ad un pubblico più ampio di quello cui riuscirei a rivolgermi se scrivessi, ad esempio, saggi medico-scientifici sull’argomento”. Questo è uno dei punti chiave del lungo intervento della scrittrice Teresa Antonacci, protagonista nell’aula magna della scuola primaria “Edmondo De Amicis” dell’incontro con il personale docente e i genitori dei bambini con disabilità, che ha avuto luogo nel pomeriggio di lunedì 27 marzo e che ha inaugurato la serie di appuntamenti della “Settimana Blu”, ideata dal personale docente del I Circolo didattico in occasione della decima Giornata mondiale della consapevolezza dell’autismo.

“Lo spettro autistico: cos’è e come si affronta nella quotidianità”, questo il titolo dell’incontro, non solo ha tenuto fede a ciò che prometteva, cioè una disamina particolareggiata delle problematiche più comuni legate all’autismo, ma è stato in grado di creare spunti di riflessione e di dibattito, senza scadere nella sterile retorica.

Il convegno è stato introdotto dal coro della scuola, un progetto in fase sperimentale che coinvolge gli alunni delle classi quarte e quinte. “La realizzazione di un mondo migliore può partire da qui”, hanno ricordato i piccoli componenti del coro, sottolineando l’importanza, talvolta sottovalutata, della scuola come fondamento dell’educazione e primo trampolino di crescita fuori dall’ambiente familiare.

L’incontro è stato introdotto dal dirigente scolastico, Giuseppe Tedeschi. Le insegnanti referenti dell’inclusione d’istituto, Valentina De Gennaro e Simonetta Miotto e la docente curricolare in ambito logico-matematico Grazia Pedone sono intervenute in qualità di moderatrici, occupandosi inoltre di leggere alcuni significativi passi dei romanzi dell’autrice di origine molfettese.

“Come ogni anno il 2 aprile, giorno in cui celebreremo la Giornata mondiale della consapevolezza dell’autismo, ci ricorda quanto sia importante l’alleanza tra la scuola, i bambini affetti da questo particolare disturbo e i loro genitori – ha dichiarato il professor Tedeschi – L’obiettivo di quest’alleanza è quello di permettere ai bambini di raggiungere la massima autonomia possibile, che permetterà di costruire le fondamenta della vita futura”.

Al centro, la scrittrice Teresa Antonacci

Introducendo poi Teresa Antonacci, il dirigente scolastico ha completato il suo intervento: “Essendo la celebrazione di una consapevolezza, è bene chiarire che questa è la somma di più consapevolezze: quella derivata dall’analisi teorica dei disturbi dello spettro autistico, quella del rapporto genitore-figlio, quella del rapporto con se stessi. In base a ciò, è facile pensare che la nostra ospite di oggi sia la persona più indicata a raccontare la sua esperienza”.

Due dei tre figli della Antonacci sono affetti da sindrome da deficit di attenzione e iperattività (Adhd secondo la sigla più in uso), ed ella stessa deve fare i conti con i pregi e i difetti di questo disturbo, essendole stato diagnosticato quando frequentava le scuole elementari: “Ci ho messo molto per ottenere quella consapevolezza di cui ha parlato il professor Tedeschi – ha dichiarato l’autrice aprendo il suo intervento – Per parecchio tempo, infatti, ho creduto anche di esser pazza, e nascondevo ciò che provavo per paura che lo pensassero anche gli altri. Poi, però, ho iniziato a raccontare, ma nessuno capiva. Allora ho messo sotto chiave queste sensazioni. La piena consapevolezza si è materializzata con i successi personali del mio primo figlio, ora ventottenne, anch’egli affetto da Adhd: a quel punto le paure hanno iniziato pian piano a smaterializzarsi”.

“La consapevolezza mi porta, perciò, a non avere più paura – ha continuato l’autrice – C’è voluto molto tempo, però, e tanta pazienza anche da parte di mio marito. Una diagnosi di disturbo dello spettro autistico che colpisce un figlio può portare acredine anche alle coppie più forti e stabili. A me è successo ben due volte, e io stessa ne sono affetta: bisogna reagire, essere positivi e accettare anche le sfumature positive, senza abbattersi troppo per quelle negative”.

Buona presenza di pubblico nell’aula magna della scuola “De Amicis”

“Bisogna tenere sempre in mente che il rapporto con un figlio autistico è complesso – ha proseguito – Nelle relazioni non c’è mai una zona grigia, o è tutto bianco o tutto nero. Passare in pochi minuti da amore a odio e viceversa è la regola, e non bisogna sorprendersi se succede. L’importante è osservare e analizzare i bisogni del bambino, sia a casa sia fuori, affidandosi dal punto di vista medico a persone in grado di aiutare in modo competente e professionale”.

Non sono mancati momenti di dialogo, anche di dialettica un po’ più forte, soprattutto sul controverso metodo Aba, comunque adottato e perfezionato con appositi corsi di formazione all’interno del cosiddetto “Edificio”: “L’Aba (acronimo di “Applied behavioral analysis”, analisi applicata del comportamento, ndr) è una terapia da prendere un po’ con le pinze, e non va considerata come rimedio definitivo, ma come mezzo attraverso il quale poter ottenere, a lungo termine, una certa autonomia verbale del bambino. Inoltre è consigliata solo per l’autismo a basso funzionamento, mentre può rivelarsi anche controproducente se viene usata con bambini affetti da disturbo dello spettro autistico ad alto funzionamento”.

L’attore e regista Giancarlo Attolico, protagonista di un intervento a conclusione dell’incontro

Una frase, quest’ultima, che ha destato perplessità da parte di alcune mamme in sala, che hanno dichiarato di avere figli affetti da autismo ad alto funzionamento capaci di ottenere grandi miglioramenti proprio con l’Aba. Una diatriba non risolta tra le due posizioni, ma spenta dall’intervento dell’attore e regista teatrale Giancarlo Attolico, intervenuto come semplice spettatore: “Aldilà delle possibili terapie per trattare il disturbo dello spettro autistico, non dovremmo discutere sui metodi, ma concentrarci su come facilitare la vita ai bambini un po’ meno fortunati ma dotati, a loro modo, di un dono particolare: è importante dare loro la massima attenzione possibile, e a trovare quella consapevolezza che è il tema di questo incontro che ci aiuti a superare il tabù che ancora avvolge la parola ‘autismo’ nel 2017. Solo superando i tabù si arriva alla tolleranza e all’accettazione dell’altro”.

Di seguito, una breve galleria fotografica dell’appuntamento: