Quella di Alberto Racanati, giovane musicista nato a Molfetta ma da sempre residente a Bisceglie, è una storia musicale che dalla nostra città lo ha condotto sino in America, a Kansas City, dove oggi è assistente del proprio maestro e suona in una orchestra locale grazie ad una borsa di lavoro vinta dopo diverse audizioni. Alberto, dopo aver cominciato a suonare la tromba all’età di 11 anni nel corso musicale della scuola media Monterisi, si iscrive al Conservatorio quando ancora quattordicenne per cominciare a muovere i primi passi in quella che poi diverrà la sua professione (e che rimarrà comunque una materia di studio e di continuo perfezionamento che lo terrà impegnato anche in veste di ricercatore). “Da ragazzo suonavo la batteria in un gruppo metal con il quale nel 2010 abbiamo registrato un album con una etichetta di New York”, ci spiega il giovane biscegliese tornando indietro con la memoria agli anni adolescenziali.
Dopo aver completato gli studi nel 2009, quindi, Alberto decide di partire in Erasmus nell’ambito del suo percorso di studi per il master viaggiando in direzione di Danzica, Polonia. Una esperienza che “ha cambiato tutto” nella sua vita, come è lui stesso a spiegarci. “Quell’anno capii che lo studio della musica classica come veniva fatto altrove, fuori dall’Italia, era a me più congeniale rispetto ai metodi di insegnamento proposti a Bari, almeno per quella che è stata la mia esperienza personale in Conservatorio”. A 23 anni Alberto aveva già conseguito il titolo più alto che si potesse ottenere a livello musicale, eppure non si sentiva ancora soddisfatto. Spinto dalla voglia di voler fare ancora di più, il giovane musicista sceglie infatti di tornare a Danzica, dove nel frattempo aveva stretto alcune amicizie con ragazze e ragazzi in cerca di opportunità come lui nell’ambiente musicale. “Lì avevo un’amica messicana che suonava il violoncello e che cercava un posto in Europa dove suonare. Un bel giorno mi chiama e mi dice di aver lasciato l’Europa e di essere andata a vivere in Illinois. Allora mi suggerisce di fare come lei e di contattare il docente di tromba della sua scuola per chiedere informazioni”, racconta Alberto. “All’inizio ero molto scettico, perché si ha sempre l’idea sbagliata che per andare fuori servano tanti soldi, ma invece all’estero ci sono borse di studio ed agevolazioni che possono aiutarti in questo senso. In America ci sono tante università anche fuori dalle città più grandi: dei veri e propri centri educativi attorno ai quali ruotano intere comunità”. Così, “dopo centinaia di mail”, Alberto Racanati arriva a Macomb, a quattro ore da Chicago. È lì che il giovane ottiene la sua prima borsa di lavoro, esperienza che precederà il suo trasferimento in Missouri.
Da quando è in America, Alberto ha partecipato a diversi concorsi, suonato in tantissimi concerti e fatto altrettante audizioni. È stato in tour in Messico con l’orchestra Filarmonica di Cancun, da un anno ha fondato un gruppo di musica da camera chiamato Ensemble Troost, con già parecchie date alle spalle, e da poco ha intrapreso una nuova avventura con il progetto Marble, che punta alla contaminazione fra musica classica e musica elettronica con composizioni originali scritte insieme ad una sua amica e collega. Nel 2016 Alberto ha anche vinto il premio nazionale Mtna da solista, ricevendo il riconoscimento regionale e statale. Attualmente è freelance in numerose orchestre locali e da qualche mese ha deciso anche di dedicarsi all’insegnamento dei suoi strumenti prediletti, ovvero tromba e batteria, ma anche dell’italiano. “Sono qui perché mi trovo bene e per questo vorrei cercare di rimanerci il più possibile, magari riuscendo ad ottenere la green card. Ma non mi sento comunque arrivato nel posto definitivo per me. Con il dottorato puoi insegnare nei college ma a me piacerebbe finalmente poter suonare a livello professionale”.
Alberto a Bisceglie ha la propria famiglia e gli amici di sempre. “Torno regolarmente in città anche se non tanto quanto vorrei. Non ci sono tanti italiani qui dove vivo io e da quando me ne sono andato forse ho cominciato davvero ad apprezzare le mie radici”, spiega il giovane. Lui non è uno di quelli che dicono che bisogna necessariamente andarsene dall’Italia per poter trovare la propria strada, perché “ci vuole coraggio e forza per andarsene, ma anche tanto coraggio e forza per rimanere”. “Conosco gente che ha fatto tante cose belle all’estero e altri che invece sono tornati indietro dopo poco tempo. Per me vivere in America è un lusso che ho deciso di concedermi più che una necessità. Ma qui ho scoperto che tutti i cliché sono veri: è davvero una terra dalle tante opportunità, ma è altrettanto vero che a volte ci sono dei compromessi che bisogna accettare”.
“Spesso ci si lamenta troppo di quello che si ha e questo non è mai l’atteggiamento giusto”.