Archi e frecce in legno, vesti di lino e canapa, accessori in cuoio e acconciature d’altri tempi. Si è respirata una boccata aria medievale tra le vie del centro storico di Bisceglie, dove nell’ultima domenica di agosto c’è stata la gara nazionale di tiro con l’arco “Dolmen della Chianca”, organizzata, per il quinto anno consecutivo, dal “Gruppo Arcieri biscegliesi” nell’ambito del campionato LAM (Lega Arcieri Medievali).
Appassionati provenienti da tutta Italia – a partire dalla Lombardia, fino alla Puglia, passando per Toscana, Lazio, Abruzzo, Campania – si sono ritrovati alle 8,30 in piazza Vittorio Emanuele. Il torneo seguiva un percorso di dodici piazzole con relativi bersagli, collocati tra le strade della città vecchia, Castello, parco “Delle Beatitudini” e parco “Unità d’Italia”.
Poi, nel pomeriggio, il momento clou, ovvero la cosiddetta “ultima freccia”. Migliore tra ben 50 arcieri è stato il giovane aretino Francesco Biancalani (under 14) che ha vinto il particolare trofeo: un prosciutto. L’associazione “Roma intangibile” ha ospitato la premiazione.
Ecco gli altri primi classificati: Rosa Scuncio per la categoria unica under 10; Francesco Biancalani (under 14); Orlando Merlo per l’under 17; Elisabetta Orsini nella sezione arco orientale donna e Maurizio Attenni (uomo); Beatrice Lorenzoni per la categoria arco storico donna e Massimo Girelli in quella uomo; Loira Antonacci per la foggia storica donne e Salvatore Castellano per l’uomo.
Come spiegato dagli organizzatori – Fabrizio Fabio Lorusso, presidente dell’associazione, e sua moglie Rita Gramegna – la giornata era così articolata: “All’arrivo, i partecipanti hanno confermano l’iscrizione e, mentre i maestri d’arco perlustravano le piazzole per verificare se ci fosse massima sicurezza, gli arcieri sono stati assegnati a una pattuglia (gruppo, ndr). Ogni capo-pattuglia ha chiamato i suoi. E via, si parte”.
Insomma, c’è tanto da sapere su una cultura sportiva poco nota dalle nostre parti. Durante il percorso, i vari gruppi – ognuno dei quali avente, al suo interno, un maestro d’arco e un marcatore col compito di segnare i punti – si sono alternati ai bersagli. Varie le categorie, a seconda degli archi (storico, orientale, foggia) e delle età. A fine gara la somma dei punteggi con proclamazione del vincitore.
Soddisfazione per la buona riuscita di questa quinta edizione: “È stata una bella giornata”, ha commentato Rita Gramegna. Un solo rammarico: “Nei primi anni la manifestazione era più ricca, grazie al corteo storico formato da ben duecento figuranti, tra templari a cavallo, sbandieratori, tamburini, falconieri, che animavano la città e rendevano l’atmosfera ancor più intensa e festosa”. Non ci vuol tanto a capire perché non è più così: “Il Comune non ci da più un euro – ha sottolineato – Contributi zero. Se riusciamo a mantenere ancora vivo questo torneo di portata nazionale è solo grazie alle nostre risorse e, soprattutto, alla costante dedizione”.
Infatti, durante il corso dei restanti dodici mesi, il lavoro del “Gruppo Arcieri Biscegliesi” (attivo dal 2009) è proprio “Preparare la gara successiva. Mio marito si occupa della manutenzione e costruzione di archi, frecce, strumenti e nuovi bersagli, che richiedono molto tempo e abilità”. Senza tralasciare la passione degli arcieri per il Medioevo: “Giriamo l’Italia alla scoperta della sua storia e cultura – ha aggiunto il presidente Lorusso – soffermandoci non solo sulle bellezze del territorio ma anche sui sapori tradizionali dei comuni che ci ospitano. Spesso, infatti, i premi in palio sono di tipo culinario”.
Presente tra il pubblico un ex-arciere Fitarco, il ruvese Angelo Di Modugno, che ha gareggiato in competizioni nazionali nel tiro di campagna. “Il lavoro dell’associazione è lodevole – ha affermato – anche perché qui in Puglia non è facile esercitare questa disciplina. Eppure il tiro con l’arco storico è la massima e più pura espressione di questo sport. Lo strumento rappresenta il modo per raggiungere l’obiettivo, ovvero il centro. Insomma, devi vedere il tuo bersaglio, così come nella vita. Non possiamo vagare bendati”.