Un inizio anno davvero insolito quello in corso per il Centro Tartarughe Marine di Molfetta con l’arrivo di quarantacinque tartarughe recuperate dalla marineria di Bisceglie, in particolare dai motopesca “Nuova Giovanna”, di Michele Monopoli e Pietro dell’Olio, e  “Argonauta”, di Andrea e Domenico Napoletano.

Tutti gli esemplari sono stati recuperati durante battute di pesca a strascico a largo della costa tra Bisceglie e Margherita di Savoia ad una profondità variabile tra i 50 e 70 metri. Le tartarughe, quasi tutte adulte ed aventi lunghezza carapace oltre i 70 cm, saranno monitorate almeno per un mese per un progetto di ricerca sulla presenza nello stomaco di plastiche e microplastiche. Il progetto è stato avviato in collaborazione con l’Università la “Sapienza” di Roma e non mancano già le prime curiosità. Infatti, nelle deiezioni degli esemplari sono stati rinvenuti tappi di bottiglie, parti di vetro, involucri di merendine, scaglie di plastica ed altro ancora. L’attività di ricerca andrà avanti per oltre un anno ma significative risultano già le prime informazioni raccolte.

CIMG3665Per Pasquale Salvemini del WWF e responsabile del Centro di Recupero tartarughe marine di Molfetta, questa è la conferma che il mare Adriatico, è uno dei mari più inquinati. Non da sottovalutare inoltre il rischio in prospettiva del piano di trivellazioni petrolifere messo in campo dalla Croazia. Oltre il 90 % di tutta l’area marina croata potrebbe essere interessata da trivellazioni petrolifere coinvolgendo anche i paesi confinanti come l’Italia.

Anche la Puglia, dunque, potrebbe essere coinvolta da ulteriori ed impattanti rischi per le nostre coste e per la biodiversità marina dovuti principalmente ai fluidi di perforazione e scarti metallici come il cromo, il mercurio ed il benzene riversati in mare dalle piattaforme petrolifere che sosteranno a qualche decina di miglia dalle nostre coste. «Che dire? – aggiunge Pasquale Salvemini – il terzo millennio, quello delle rinnovabili e della tutela dell’ambiente, non sembra essere tanto diverso dal precedente, quello in cui hanno prevalso i predoni della terra».

Il Centro di Recupero tartarughe marine di Molfetta, che rientra nel programma NetCet, prevede nei prossimi mesi di effettuare azioni di sensibilizzazione con i pescatori, in collaborazione con le associazioni di categoria con l’obiettivo di vedere il mare non solo come una risorsa economica ma anche come grande contenitore di biodiversità. Importante quindi, in questo caso, il ruolo dei pescatori che potrebbero diventare attori principali evitando di ributtare in mare le plastiche che vengono recuperate giornalmente nelle centinaia di pescate effettuate.