Sette mesi di amministrazione giudiziaria, tre arresti ed otto condanne, questo il bilancio finale dell’operazione “Macchia nera” partita lo scorso luglio nelle campagne biscegliesi e che ora vede il suo epilogo. Una vicenda di caporalato che ha coinvolto l’azienda Extrafrutta Srl con i proprietari che a marzo scorso hanno patteggiato la pena di fronte al Gup Marco Galesi. L’azienda è ora tornata nella mani dei legittimi proprietari.
L’amministratore Berardino Pedone ha patteggiato la pena a 18 mesi e 22mila euro di multa, Maria Macchia, accusata di essere la caporale, ha patteggiato la pena a 2 anni e una multa di 23mila euro, le sorelle Rosa e Antonella 18 mesi e 22mila e 800 euro di sanzione, stessa pena per Valerio Bianco e Vito Soldano mentre Francesco Soldano ha patteggiato cinque mesi e dieci giorni e Francesco Cioce mille euro di multa.
La sentenza recentemente depositata ha messo a nudo un sistema illecito da oltre 24mila giornate lavorative e 2 milioni di euro di profitto illecito oltre a 53mila euro di indennità indebitamente percepite dall’Inps. I lavoratori venivano pagati 2 euro a giornata con cadenza quindicinale, da questo sistema la caporale avrebbe guadagnato circa 110mila euro. Sarebbe anche stato accertato nel corso delle indagini un episodio di omesso soccorso ad una bracciante che si era sentita male tre volte consecutive nello stesso giorno.
“Se da un lato è evidente come costituisca un dato più che notorio il grave problema occupazionale imperante nelle aree del meridione, compresa l’area del sud barese dove sarebbero stati reclutati braccianti”, scrive il gip Marco Galesi nella sentenza di patteggiamento, “è ragionevole ritenere che il fatto stesso di avere accettato condizioni di lavoro certamente degradanti pur di lavorare, a partire dalla stessa imposizione di una quindicina in favore della caporale, costituisce indice concreto della sussistenza di un effettivo stato di bisogno da parte dei lavoratori”.