Il Tribunale di Trani, dinanzi al quale ieri è cominciato il processo per bancarotta fraudolenta che coinvolge quattordici imputati tra cui il senatore forzista Antonio Azzollini per i fatti legati al crac della struttura sanitaria, ha stabilito che la Casa Divina Provvidenza non potrà costituirsi parte civile nei confronti dell’ex sindaco di Molfetta e dell’ex direttore generale Antonio Albano. I giudici del collegio presieduto da Giulia Pavese fanno riferimento ad una “questione tecnica” che impedisce loro di accogliere in toto la richiesta di costituirsi parte civile avanzata dal commissario straordinario Bartolo Cozzoli, che ha amministrato l’ente fino alla sua cessione alla Universo Salute srl, completata nel settembre scorso. La Cdp resta comunque costituita parte civile nei confronti degli altri dodici imputati. Oltre all’ex presidente della commissione Bilancio del Senato e agli ex amministratori e consulenti dell’ente, sono a processo anche la madre superiora della congregazione Ancelle della Divina Provvidenza, Marcella Cesa, e suor Assunta Puzzello, quest’ultima a capo della Casa di procura Istituto Ancelle della Divina Provvidenza.
Azzollini è sotto processo anche per “induzione indebita a dare o promettere utilità” nei confronti di suor Marcella Cesa, ex responsabile legale dell’ente, a cui il parlamentare pugliese si sarebbe rivolto con “un atteggiamento di prevaricazione”, mentre è caduta al momento del rinvio a giudizio l’accusa di associazione a delinquere (reato per il quale sono chiamati a rispondere invece l’ex dg Rizzi e l’ex consulente Battiante, assieme alle suore Cesa e Assunta Puzzello).