“Ringo nato libero” questo lo slogan portato in testa alla fiaccolata silenziosa svoltasi ieri, giovedì 25 gennaio, a Bisceglie. L’evento è nato con lo scopo di sensibilizzare i cittadini a denunciare i reati perpetrati ai danni degli animali, ma anche per ricordare il primo cane di quartiere morto solo qualche giorno fa a causa di un investimento da parte di un’autovettura che poi non si sarebbe fermata a soccorrerlo.
La manifestazione organizzata da numerose associazioni animaliste ha visto la partecipazione di centinaia di persone tra cui anche il vicesindaco Vittorio Fata. Il corteo ha attraversato in maniera composta e silenziosa tutta via Aldo Moro, per poi passare da piazza Regina Margherita di Savoia e via Marconi e giungere infine nei pressi del monumento dei caduti in Piazza Vittorio Emanuele.
“Questa fiaccolata credo abbia dimostrato quanto sia forte la voglia dei cittadini di avere un cane di quartiere”, ha dichiarato Gabriella Mancino una delle organizzatrici dell’evento assieme ad Adriana Monopoli e Katia Ricchiuti, “inoltre tutta questa partecipazione dimostra proprio che grande famiglia allargata aveva Ringo e quanto fa male quello che è accaduto”. Nonostante non sia ancora chiaro quale sia stata l’esatta dinamica che ha portato all’investimento e alla conseguente morte di Ringo, Gabriella Mancino si è augurata che: “Il vicesindaco si costituisca parte civile perché di fatto possiamo dire che il cane non è stato soccorso dopo l’investimento. Aldilà di quello che dice la legge è una vita che non è stata soccorsa, poteva essere un anziano o un bambino, il concetto rimane lo stesso”. Sul fine ultimo della fiaccolata l’organizzatrice è stata molto chiara: “L’idea era proprio quella di sensibilizzare i cittadini al rispetto del cane di quartiere e anche del randagio, soprattutto a non chiudersi e a non avere sempre questo atteggiamento di diffidenza verso i cani. A nome di tutte le associazioni dico che c’è ancora da lavorare tanto sulla cultura, sul concetto e sul come gestire i cani liberi sul territorio”.
“La cosa migliore sarebbe quella di educare tutti i cittadini a come rapportarsi ai cani”, ha concluso Gabriella Mancino, “Bisogna lavorare con le scuole, con i ragazzi. Il problema è fondamentalmente culturale, bisogna far capire che il cane è prima di tutto una vita e come tale va rispettato”.