Trentadue anni fa, il 12 marzo 1985, veniva assassinato dalla ‘ndrangheta Sergio Cosmai, direttore del carcere di Cosenza e strenuo difensore di principi per i quali si è battuto con determinazione, convinzione, fermezza. Principi, però, che non coincidevano affatto con la torbida realtà quotidiana del carcere calabrese all’interno del quale era marcata l’impronta della criminalità organizzata e delle sue brutali nefandezze. Il dott. Sergio Cosmai, giovane direttore trentaseienne, voleva semplicemente affermare legalità, giustizia, rispetto delle regole all’interno di un ambiente in cui le regole erano quelle dei malviventi, non della legge. Un uomo tenace, caparbio, determinato, che amava la sua città e il suo Paese e che, mentre si recava all’asilo di sua figlia, Rossella, 3 anni, nel tratto della SS 19 che unisce Cosenza a Roges, vide affiancarsi alla sua auto, una 500 gialla, un’automobile dalla quale partirono diversi proiettili da una calibro 38 che, colpendolo al capo, lo uccisero.
Nella mattinata di oggi scuole, associazioni, istituzioni hanno ricordato Sergio Cosmai con un corteo partito da piazza Armando Diaz, che ha proseguito lungo via Aldo Moro per poi giungere in piazza Vittorio Emanuele II laddove c’è la magnolia in ricordo delle vittime di mafia. A organizzare la mattinata, toccante e largamente partecipata, è stato il presidio Libera “Sergio Cosmai” di Bisceglie che ha coinvolto tutte le scuole cittadine di ogni ordine e grado che non hanno fatto mancare calore e partecipazione.
Tiziana Palazzo, moglie di Sergio Cosmai, ha tracciato un ritratto sia dell’uomo Gino, sia del servitore dello stato dott. Cosmai: “Intanto grazie alle ragazze e ai ragazzi di ‘Libera’, sono pochissimi, ma in grado di fare grandi cose, e grazie alle scuole e alle istituzioni presenti. Io mi auguro che dopo queste giornate, in cui la memoria deve coniugarsi con l’impegno, non cada tutto nel dimenticatoio. Il dottor Cosmai era il direttore del carcere di Cosenza e aveva svolto il suo lavoro con dedizione e onestà ristabilendo gli equilibri in una istituzione dello Stato in cui, prima del suo arrivo, comandavano i boss della ‘ndrangheta calabrese”, sottolinea la prof.ssa Palazzo, “Il dott. Cosmai fece ciò che un onesto funzionario dello Stato dovrebbe sempre fare: applicò il regolamento, ridimensionò, fino ad annullarlo del tutto, lo strapotere dei boss mafiosi e restituì dignità agli agenti di custodia che in quel carcere avevano ricevuto oltraggi, intimidazioni e sputi dai detenuti”.
“Mio marito è stato sparato tra l’indifferenza di mille tapparelle abbassate, di mille occhi che non vollero vedere e di altrettante bocche che non vollero parlare mai. Se mi cercherete sulla sua tomba, non mi troverete mai o quasi. Lui non è lì. Lui è nei libri di giurisprudenza gelosamente custoditi nella nostra libreria, nelle sue pipe, nella cartella che usava quotidianamente, nella sua racchetta da tennis, nella sua vecchia macchina fotografica, nella foto del suo ultimo compleanno teneramente abbracciato a Rossella, negli occhi e nella barba di suo figlio Sergio tanto desiderato e mai conosciuto, nel nipotino Alessandro. Oggi lui è in tutti i vostri sguardi, in questo corteo faticosamente organizzato da Libera. Lui è in questa magnolia che sopravvive, seppur non rigogliosa, quasi ad affermare la pervicace determinazione ad esserci. Non ci troverete sulla sua tomba, ma a fare il nostro dovere silenzioso, cercando di trasmettere il senso del dovere e la bellezza dell’onestà“.
Hanno preso parte alla mattinata anche Pinuccio Fazio, padre di Michele Fazio, ucciso in un vicolo di Bari vecchia a soli 16 anni, il 12 luglio del 2001, vittima per errore di uno scontro a fuoco tra i clan rivali Capriati e Strisciuglio, il sindaco e il vice sindaco di Bisceglie Francesco Spina e Vittorio Fata e i consiglieri comunali Angelantonio Angarano, Roberta Rigante, Giorgia Preziosa, Gianni Casella e il responsabile Verdi Puglia Maurizio Parisi.