“Dalla terra al cielo in un mare di guai”, questo il titolo del concorso letterario, alla sua prima edizione, vinto, per la sezione scuola primaria, dalla classe VF del primo circolo didattico “Edmondo De Amicis”. Svoltosi all’interno della rassegna cinematografica “Kalat on tour”, che si è conclusa nella sala Don Tamis ad Agordo (provincia di Belluno) lo scorso 6 maggio, il concorso ha visto la partecipazione di innumerevoli scuole di ogni ordine e grado da tutta Italia (con particolare presenza di Lombardia, Sicilia, Lazio, Puglia, Friuli, Veneto).
Richiesta del concorso, voluto dall’associazione cinematografica e culturale “Laboratorio dei sogni”, in collaborazione con l’istituto “Umberto Follador” di Agordo e Falcade, con il Patrocinio culturale del Comune di Agordo, del Comune di Falcade, dell’Unione Montana Agordina e del “Corriere delle Alpi”, quella di inviare testi, articoli di giornale o saggi brevi inerenti il tema dell’immigrazione, trovando parole e concetti che non vadano a discriminare e dividere, ma che riescano ad unire e integrare. Di seguito l’articolo “Dalla terra al cielo attraverso un mare di…amicizia”, scritto sotto forma di intervista, dagli alunni della classe VF seguiti dalla maestra Carla Tritto, Vincenza Antonino, Angela Maria Bucci, Antonella Di Gioia e Gianna Grillo:
“Intervista a Gianna (Ucraina), Alexandra (Romania), Ana Maria (Romania): le nostre nuove compagne di classe.”
Classe VF: Come vi trovate in questa scuola? Cosa vi ha spinto a lasciare il vostro Paese? Ana Maria: Mi trovo bene, qui mi piace. Ero felice di venire in Italia perché mi sarei ricongiunta con mio padre che era stato costretto a lasciare la Romania perché non si riusciva a guadagnare bene, pur lavorando tanto. Gianna: Mamma e papà per dieci anni mi avevano lasciata con i nonni, in Ucraina, per lavorare in Italia. Nella mia Terra anche se lavori tantissimo pagano poco. Ero triste perché lasciavo i miei compagni, i miei nonni e la mia scuola; avevo paura di essere esclusa dai nuovi compagni di classe. Ora sono felice di stare in Italia e in questa scuola. Classe VF: Come siete arrivate in Italia? Che ricordi avete del vostro Paese? Ana: Sono arrivata con il traghetto. Quando sono arrivata a Bisceglie non vedevo l’ora di rivedere il mio papà che non vedevo da due anni: per l’emozione per una settimana mi tremavano le gambe. Del mio Paese ricordo la mia maestra e le mie amiche che piangevano quando ho detto loro che sarei andata via e che sarebbero dovute venire a riprendermi se mi fossi trovata male. Alexandra: Sono arrivata in aereo e per tutto il viaggio mi tremavano le gambe. Arrivata a Bisceglie, non tremavo più ed ero entusiasta di riabbracciare mia madre. Del mio Paese ricordo tutti i compagni che nell’ultimo giorno sono venuti ad abbracciarmi. Gianna: Sono arrivata in auto, dopo un lungo viaggio; ero agitata perché avevo paura di tutto ciò che non conoscevo. Un bel ricordo della mia terra, è la mia casa: una villetta in campagna dove la natura predominava; a Bisceglie, ci sono più strade e palazzi. Il ricordo più emozionante è stato quando mamma, il giorno del mio compleanno, è venuta a trovarmi, dall’Italia, ed è stata con me una settimana. Quel giorno ho pianto tanto di gioia. Ora sono con lei e papà tutti i giorni. Classe VF: Come avete reagito quando dovevate partire? Ana: Ho cominciato a piangere, sembravo una cascata! Sento nostalgia di mia nonna, degli zii e dei miei animaletti che non ho potuto portare con me. Per fortuna la mia amica del cuore è venuta in Italia dopo di me. Alexandra: Anch’io piangevo, non solo per la tristezza, ma anche di gioia: ero triste perché dovevo lasciare la scuola e gli amici e la mia amica del cuore che è rimasta in Romania, ma contemporaneamente felice perché qui avrei riabbracciato la mia mamma. Gianna: Ho pianto tanto quando ho lasciato la mia Terra; sento la mancanza dei miei nonni che mi preparavano il Varennechi, un piatto che in Italia non esiste: è un tipo di pasta ripiena con formaggio fresco o marmellata di ciliegie! L’esperienza più difficile è stata imparare la lingua, ma ho fatto facilmente amicizia. A scuola sono stata aiutata, inizialmente da una mediatrice culturale, di nome Anna, che mi ha aiutato a comprendere la lingua e le usanze italiane, dai miei compagni che si facevano capire con i gesti e dalle mie maestre che spesso usavano il traduttore di Google. Quante risate, quando scoprivo che il traduttore fraintendeva alcune parole e le traduceva in un modo che non c’ entrava nulla con il contesto! Classe VF: Quali raccomandazioni dareste a chi decide di venire in Italia? Ana, Alexandra e Gianna: Prima di tutto suggeriremmo di imparare subito la lingua e, comunque, di non aver paura di sbagliare perché gli Italiani sanno che per noi è difficile parlare la loro lingua, all’inizio. Vorremmo tranquillizzarli dicendo che nessuno li prenderà in giro, anzi tutti li aiuterebbero. Diremmo di venire, perché l’Italia è bellissima! Anche gli Italiani fanno sacrifici, ma si vive bene. Dopo tante agitazioni ci sembra di aver toccato il cielo con un dito!”