L’ex premier Enrico Letta è stato ospite ieri sera, lunedì 18 dicembre, del Mondadori Bookstore nelle Vecchie Segherie Mastrototaro per la presentazione del suo ultimo libro “Contro venti e maree”. A moderare è stata la giornalista del Corriere della Sera Paola Di Caro. Un saggio “sull’Italia e sull’Europa” che è anche un manifesto per rilanciare una idea diversa di Unione Europea contro quegli stessi venti e quelle stesse maree che Alcide De Gasperi cercò di vincere partecipando alla genesi di una unificazione che oggi ci sembra così scontata da poterla addirittura mettere in discussione. Quello di Letta è per sua stessa definizione un “libro di battaglia”, nato proprio dalla volontà di parlare di Europa cominciando a rivendicare quello che di buono questa unione ci ha dato nel corso degli anni e smentendo una “narrazione falsata” che è stata la causa di fenomeni drammatici come quello della Brexit. Una narrazione contro l’Unione Europea e contro la moneta unica che fa leva su dati non sempre veritieri ma ormai “istituzionalizzata” e sposata trasversalmente dai diversi schieramenti politici, anche da quelli che teoricamente dovrebbero impegnarsi nella diffusione di una visione europeista per il futuro. Così per Letta la colpa maggiore della situazione attuale, per cui l’Unione Europea è divenuta il capro espiatorio a cui affidare la colpa di qualsiasi problema nazionale, non è tanto dei populismi (che sono un sintomo) ma dei partiti che avrebbero dovuto difendere l’Unione ed invece sono stati incapaci di veicolare il loro messaggio in maniera convincente.

“Sembrerà assurdo ma le redini dell’Unione Europea attualmente sono nelle mani di un Paese solo. E quel Paese non è la Germania, ma l’Italia”, ha spiegato Enrico Letta. “Nel Consiglio Europeo, che è l’organo più importante a livello decisionale, i Paesi membri sono generalmente rappresentati da un solo esponente o al massimo da due. A rappresentare il nostro Paese nel Consiglio, invece, non c’è solo Gentiloni ma anche il presidente del Parlamento Europeo, Antonio Tajani, l’Alto rappresentante dell’Unione per gli affari esteri, Federica Mogherini, e naturalmente il presidente della Banca Centrale Europea”. Una presenza così significativa dell’Italia nei “posti che contano” che l’Unione Europea è stata costretta a negare all’attuale ministro dell’economia Pier Carlo Padoan la guida dell’Eurogruppo nonostante le sue referenze, spiega Letta.  Per riuscire nuovamente a trovare quel contatto con la realtà che si è ormai perso, per l’ex premier è fondamentale superare la “comunicazione dei centoquaranta caratteri”, con la quale oggi si pensa di poter dettare persino la linea politica o addirittura di minacciare azioni di carattere militare, ed approcciarsi alla società moderna nella sua complessità. Per far questo non solo è necessario formare le nuove generazioni alla cittadinanza attiva e ad una visione politica che sia sempre intesa in chiave europea e mai nazionalista, ma bisogna impegnarsi come Paese alla costruzione di una Unione fondata non esclusivamente sulla stabilità ma anche sulla solidarietà e sul rispetto, valori fondamentali che non sempre sono stati onorati nel corso di questo sfortunato decennio di crisi.