L’iniziativa “Chiedo asilo anch’io” organizzata dai locali sostenitori di “Noi con Salvini” ha subito scatenato un acceso dibattito nell’opinione pubblica cittadina. Domenica scorsa ci siamo recati in piazza proprio per porre alcuni quesiti a Rossano Sasso (coordinatore regionale Noi con Salvini) ed a Rocco Prete esponente locale del movimento (vedi l’intervista qui). A distanza di pochi giorni è arrivata una replica scritta alla manifestazione politica andata in scena la scorsa domenica. A firmare il comunicato stampa intitolato “Chiedo rispetto anch’io” è l’Arci Open Source Bisceglie ed Etnie Onlus. Proprio la Onlus firmataria è da anni particolarmente attiva nel settore dell’intermediazione culturale e segue da vicino le vicissitudini dei tanti richiedenti asilo che sbarcano in Italia.
Qui un esauriente estratto dello scritto inviatoci:
“Forse è il caso di iniziare a fare le cose sul serio e portare avanti realmente le istanze di questi cittadini, andando al di là delle facili derive populistiche.
Iniziamo col dire che questi 200 cittadini dovranno rinunciare alla cittadinanza italiana, perdendo tutti gli oneri e gli onori che ciò comporta: dal diritto di voto alla possibilità di beneficiare di molti interventi di assistenza sociale ad oggi riservati ai soli cittadini italiani.
Dovranno poi lasciare il lavoro, qualora avessero la fortuna di averne uno: un richiedente asilo non può lavorare. Dovranno poi lasciare tutti i propri averi, lasciare i propri vestiti, per usufruire di ciò che le strutture destinate a gestire l’accoglienza riescono a erogare nonostante le strutture abbiano l’obbligo di fornire degli indumenti nuovi ad ogni cambio di stagione, non è raro riscontrare casi in cui questa regola viene aggirata: quindi se ci capita un giubbotto usato di una taglia più grande, beh, pazienza! Dovranno lasciare anche la propria abitazione e la propria comunità per trasferirsi in città probabilmente sconosciute e soprattutto in strutture dove si è costretti a vivere fianco a fianco, a stretto contatto per 24 ore su 24, con persone sconosciute che, con molta probabilità, provengono anche da un’altra parte del mondo e non parlano nemmeno la stessa lingua.
E’ solo il caso di specificare che una volta fatta richiesta per ottenere l’asilo politico non si può decidere di “cambiare aria”! Chi fa richiesta in Italia, volente o nolente, resta in Italia anche se ha amici o parenti in Germania, Francia, Inghilterra o qualsiasi altro Paese europeo. Per concludere, i nostri 200 ex cittadini neo richiedenti asilo potranno mangiare in mensa un pasto al giorno gentilmente offerto dallo Stato Italiano.
Certo, a caval donato non si guarda in bocca, però è doveroso ricordare che bisognerà mettere un po’ da parte i propri gusti personali: potrebbe capitarci di mangiare tutti i giorni, per mesi o anni, lo stesso cibo magari piuttosto distante dalla cucina italiana a cui siamo culturalmente tanto legati: potrebbe trattarsi di cibo coreano o somalo o altro. E se non vi va bene, potete tornarvene al Paese da cui siete venuti!
Tutto questo andrà avanti ovviamente per tutto il periodo necessario alla burocrazia italiana ad accettare o rifiutare la domanda di asilo e, di tanto in tanto, ci si dovrà presentare in Questura subendo attese lunghe anche interi giorni e dove spesso non si riceve un’accoglienza molto civile. Durante questi anni di attesa però si avrà anche modo di percepire denaro liquido e quindi ai 200 ex cittadini biscegliesi, ora dislocati in chissà quale centro di accoglienza di chissà quale città italiana, spetterà anche il famoso pocket money di 2,50 euro al giorno.
Ciò che nessuno dei 200 richiedenti asilo biscegliesi potrà mai ricevere in cambio di tutto questo però è il bagaglio di sofferenze, atrocità e violenze che ognuno dei “reali” richiedenti asilo porta con sé. Sono queste le ragioni che spingono queste persone a gettarsi su un’imbarcazione assieme ad altre centinaia di disperati iniziando una partita a testa o croce con la morte.”