Una penna può far più rumore di mille voci. È la vicenda di Federica Angeli, giornalista de La Repubblica, che combatte ogni giorno contro la criminalità organizzata con l’unica arma a sua disposizione, una penna. L’incontro, tenutosi ieri 9 novembre, al Bookstore Mondadori nelle Vecchie Segherie Mastrototaro e moderato dalla giornalista del Corriere della Sera, Giusi Fasano, è stata una lezione di vita, non solo una lezione di giornalismo.

All’iniziativa, organizzata da Fidapa sezione di Bisceglie e dalle Vecchie Segherie Mastrototaro in collaborazione con il Presidio Libera di Bisceglie “Sergio Cosmai” e patrocinata dal Comune, erano presenti il sindaco di Bisceglie Angelantonio Angarano e gli studenti e professori del Liceo scientifico “Leonardo Da Vinci” e dell’Istituto “Giacinto Dell’Olio”. Attraverso il suo libro “A mano disarmata – Cronaca di millesettecento giorni sotto scorta”, la giornalista de La Repubblica ha raccontato quella che lei stessa ha definito partita a scacchi contro la mafia romana e la decisione di rimanere a vivere ad Ostia. La Angeli, infatti, a seguito delle sue inchieste e delle minacce di morte ricevute, vive sotto scorta dal 17 luglio 2013.

“Quella notte del 2013”, ha esordito Federica Angeli, “ho fatto la mia scelta civica e quando al «che state a guardà, andate tutti dentro, lo spettacolo è finito!», pronunciato del boss, la gente ha abbassato le tapparelle, ho compreso quanto il territorio fosse sotto l’egemonia del clan mafioso. E domandando ai cittadini di Ostia se conoscessero la famiglia Spada, alcuni hanno riferito di conoscerli, altri, invece, hanno esclamato «porelli, cosa è successo?», finanche un signore ha prorotto dicendo «i veri problemi de Ostia so’ le buche»”.

“Il paradosso di questa storia”, ha poi continuato la giornalista de La Repubblica, “è aver scoperto finte associazioni antimafia, composte da individui apparentemente per bene, con l’unico intento di raccogliere voti per entrare in politica. Dopo esser state scoperte, hanno iniziato a produrre dossier dichiarando la mia connivenza con la mafia romana e di aver sfruttato questa vicenda per meri fini politici. Il passo successivo è stato radunare tutti i giornalisti della Capitale in Campidoglio e mostrare un dossier di 42 pagine, 6 delle quali erano dedicati alla giornalista Federica Angeli e al suo ruolo opaco in quel di Ostia. A quel punto ti chiedi «chi te l’ha fatto fare? Ma ne vale davvero la pena?»”.

Non sono una supereroina”, ha evidenziato poi la Angeli, “sono una persona normalissima. Ho avuto paura e ne ho ancora, ma provo a superarla attraverso la fierezza di affermare «sono rimasta questa», oltre le loro provocazioni. Ecco perché scelgo ogni giorno questo percorso, nonostante mio marito mi suggerisca di pensare al bene dei nostri ragazzi. In quanto madre, però, è questo il testimone che voglio consegnare ai miei figli”.

“Inoltre”, ha concluso Federica Angeli, “si è creata una rete sempre più solida di persone e la gente di Ostia ha rialzato la testa. Non vincono sempre loro, ve lo garantisco”.