“La Terra sta gridando, bisogna agire perché il clima sta cambiando”. Gli attivisti e le attiviste del movimento dei Fridays for Future hanno manifestato questa mattina a Bisceglie, nel giorno della settimana scelto globalmente per lo sciopero per il clima, per gridare la loro insofferenza rispetto alle promesse, alle belle parole e alle pacche sulla spalla. A guidare lo “sciam(e)” sceso oggi in strada, mobilitato da “il tempo dei piccoli” – la cui nuova edizione, curata da Bruno Soriato, entra nel vivo in questi giorni – c’era anche Giorgia Mira, studentessa di un liceo scientifico di Bari e attivista del movimento che, diffusosi a macchia d’olio anche in Italia, ha fatto proprio il messaggio e la battaglia di Greta Thunberg, impegnandosi attivamente con l’obiettivo di indurre una rivoluzione nel modo di vivere e di produrre, spronando chi di dovere a compiere delle decisioni nette che vadano nel senso della neutralità climatica.
Dopo un flash mob organizzato in Piazza Vittorio Emanuele, ideato nel laboratorio della squolaGaribaldi con i ragazzi del Liceo Scientifico “Leonardo da Vinci”, i ragazzi e le ragazze presenti alla manifestazione si sono diretti verso Palazzo San Domenico, dove Giorgia Mira ha raccontato le ragioni alla base del suo attivismo e illustrato gli obiettivi che un movimento come quello dei Fridays for Future si pone. Ad ascoltare le parole della giovane studentessa, anche il sindaco Angelantonio Angarano, a cui Mira si è rivolta direttamente, invitandolo, in qualità di primo cittadino, a mettere in campo azioni concrete e ad attuare politiche in grado di incidere significativamente.
Nel nuovo, complicato, scenario di mobilità ridotta dell’ultimo anno, gli attivisti e le attiviste di Fridays for Future sono riusciti a fare rete con le diverse realtà della scienza e della ricerca italiana, hanno studiato e sono entrati nella fase propositiva, con la piattaforma di richieste Ritorno al futuro, presentata già nella prima fase della pandemia e poi nell’incontro con Giuseppe Conte agli Stati Generali. Un progetto con sette proposte per ripensare il Paese in maniera sostenibile, equa e prendendo di petto le tre crisi che stiamo vivendo: climatica, sanitaria ed economica. Proposte che hanno trovato poco spazio nel documento definitivo del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, duramente contestato da Fridays for Future Italia, che ha invece deciso di denunciare pubblicamente una “totale mancanza di strategia sulle rinnovabili” e l’assoluta insufficienza degli interventi previsti in materia di mobilità elettrica (0,75 miliardi per le infrastrutture di ricarica contro i 5 miliardi della Germania) e trasporto pubblico (circa il 60% dei fondi è destinato all’alta velocità, non prioritaria in un Paese in cui il 50% degli spostamenti avviene nel raggio di 50 km).
Nell’attuale documento nazionale, l’obiettivo di generazione di energia da fonti rinnovabili è fermo al 30% entro il 2030, ancora in linea con il precedente Piano energia e clima, mentre gli investimenti restano limitati all’agro-voltaico e all’eolico off-shore. In totale, la proposta di aumento della potenza di generazione di energia da rinnovabili si ferma a 4.2 GW in 5 anni, mentre per decarbonizzare più velocemente necessiteremmo di 6 GW annui. È dato invece grande spazio al biometano, per sostenere la produzione da allevamenti intensivi, e al fossile, necessario alla filiera dell’idrogeno. Se infatti nella bozza del governo precedente il riferimento era esclusivo e specifico all’idrogeno “verde” (prodotto da rinnovabili), il documento definitivo presentato a Bruxelles apre uno spazio anche per la produzione di idrogeno “blu” (da gas), caro alle grandi compagnie dei combustibili fossili.
Non è quindi forse un caso che alcuni di quelli che etichettavano Greta Thunberg come “una arrogante liceale cara al jet-set internazionale e ai fanatici dell’ecologismo di Stato” e negavano l’esistenza di un surriscaldamento globale di origine antropica, oggi siedano nelle numerose task force messe in piedi per supervisionare i progetti del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza. Negare espressamente il cambiamento climatico, nonostante la nascita ufficiale di un Ministero per la Transizione Ecologica, è ancora oggi considerato accettabile, un peccato tutto sommato veniale. Come è ritenuta accettabile la sistematica ridicolizzazione dei giovani attivisti e delle giovani attiviste. Ed è forse a causa di questo atteggiamento ancora così sprezzante, se il direttore di un istituto che ha regolarmente diffuso affermazioni in contrasto con le principali evidenze scientifiche può essere nominato in un organo governativo nella totale indifferenza generale (come avvenuto solo due giorni fa, tra timidissime polemiche).
Per questo, oggi più che mai, manifestazioni come quelle dei Fridays for Future, a Bisceglie e in tutte le città del Paese, sono necessarie per ribadire che non si sta facendo ancora abbastanza e che la direzione presa, al di là dei proclami di facciata, non è sicuramente quella auspicabile.