In occasione del Giorno del Ricordo, la Città di Bisceglie questa mattina ha reso solenne omaggio ad Antonio Papagni, biscegliese vittima del massacro delle foibe, presumibilmente gettato nella foiba di Basovizza (Trieste). Soldato di leva classe 1918, aviere scelto di Governo, Guardia di pubblica sicurezza presso la questura di Trieste, il 27enne biscegliese fu dichiarato disperso dal 1° maggio 1945. Lo Stato lo ha riconosciuto “vittima delle massacro delle foibe, dell’esodo Giuliano-Dalmata e delle vicende del confine orientale”.
Durante la cerimonia organizzata dall’Amministrazione Comunale, anche su impulso del Centro Studi Biscegliese presieduto dal Dott. Tommaso Fontana, in corrispondenza della targa apposta al civico 55 di via San Lorenzo, dove Antonio Papagni aveva vissuto prima di partire senza fare più ritorno, è stata deposta una corona di alloro, benedetta da Don Ferdinando Cascella, parroco di San Lorenzo. Alla cerimonia, insieme al Sindaco di Bisceglie Angelantonio Angarano, ad assessori e consiglieri comunali, ad autorità civili e militari, alle associazioni combattentistiche e d’arma, agli alunni delle scuole “Battisti Ferraris” e “Monterisi”, hanno partecipato anche Monique e Giovanni Papagni, nipoti di Antonio.
Le note della Canzone del Piave, quelle struggenti del Silenzio e il Canto degli Italiani hanno accompagnato le diverse fasi della cerimonia pubblica, conclusasi con gli interventi del Prof. Giovanni Papagni e del Sindaco Angelantonio Angarano.
“I massacri delle Foibe rappresentano una delle pagine più buie e tragiche della nostra storia”, ha sottolineato il Primo Cittadino di Bisceglie. “Un’ondata di violentissime aggressioni riguardò dapprima le forze dell’ordine, i servitori dello Stato italiano ma ben presto si allargò anche a civili indifesi, colpevoli solo d’essere italiani in una terribile pulizia etnica cieca e indiscriminata. Anche Bisceglie ha pagato il suo pesante tributo, la vita di un giovane Figlio, Antonio Papagni. Oggi, con trasporto e commozione, ci stringiamo ai suoi parenti nel ricordo. La memoria non deve però essere fine a sé stessa ma deve indurci a non ricadere negli stessi errori. Dobbiamo trasmettere ai giovani il senso di questa giornata affinché siano strenui difensori di libertà, uguaglianza e democrazia, promotori di convivenza civile, portatori di pace”.