E’ stata firmata il 27 maggio dai docenti dell’Istituto “Giacinto Dell’Olio” di Bisceglie una comunicazione ufficiale in cui si stabilisce il blocco degli scrutini per i giorni 10 e 11 giugno come forma di protesta contro il ddl denominato “Buona Scuola” del Governo Renzi.
Nella lettera, che conta circa venti firme, si legge: “I docenti dell’I.I.S. G. Dell’Olio di Bisceglie, riunitisi in assemblea sindacale interna il 27/05/2015, come da richiesta formulata dalle componenti R.S.U. di Istituto del 20/05/2015 (prot. 2123/C35 del 25/05/2015), al fine di discutere sulle regole relative al blocco degli scrutini e sulle possibili azioni da adottare contro il DdL “La BUONA SCUOLA”, sono pervenuti, in maggioranza, alla conclusione che sia necessario:
BLOCCARE GLI SCRUTINI, unico modo possibile per protestare e continuare a far sentire la voce di forte opposizione al DdL, secondo le indicazioni operative date da FLC Cgil, CISL scuola, UIL scuola, SNALS e GILDA per due giornate consecutive, pur consapevoli che questo sciopero non crei effettivo disagio;
INVITARE LE ALTRE SCUOLE, nella logica di un coordinamento unitario di rivendicazione dei diritti lesi e per la richiesta al governo di modificare il DdL sulla scuola;
RENDERE PARTECIPI studenti e famiglie, attraverso gli organi di stampa e di informazione, i siti internet e i social network, della grave preoccupazione dei docenti per l’iniziativa di legge del Governo e le gravi e nocive conseguenze della riforma per il futuro del Paese”.
E si aggiunge: “Tali necessità emergono da una valutazione fortemente negativa nei confronti del progetto di riforma della scuola i cui punti critici sono di seguito riassunti:
Contrasta con i principi fondamentali della Costituzione Italiana, con l’articolo 33, “L’arte e la scienza sono libere e libero ne è l’insegnamento”, e col 34, “La scuola è aperta a tutti”. Il primo in quanto, con la defiscalizzazione delle rette per le scuole paritarie, lo Stato storna parte della fiscalità generale a vantaggio degli istituti privati e sottrae risorse alla scuola statale, ma anche per il fatto che, affidando la scelta dei docenti e della didattica all’ arbitrio del Dirigente Scolastico, il libero insegnamento ne risulta pesantemente condizionato. Il secondo – spiegano i professori – creando disparità tra le scuole che si doteranno di docenti “bravi” e usufruiranno di finanziamenti privati e quelle in zone disagiate e socialmente problematiche, impedisce pari opportunità a quei “… capaci e meritevoli, anche se privi di mezzi…” tutelati dalla Costituzione. Promuove un modello di scuola aziendalistico alieno alle necessità concrete degli studenti e ignora quasi del tutto le innumerevoli critiche e proposte elaborate da migliaia di docenti e operatori scolastici nella piattaforma governativa on line e rigetta ogni dialogo con chi, operando nella Scuola, ha mostrato con lo sciopero del 5 maggio (forte di un’adesione di oltre l’80%) di rigettare tutto l’impianto, creato esclusivamente per effettuare ulteriori tagli al sistema istruzione, già così fortemente penalizzato negli anni precedenti”.
“Riduce la collegialità, rendendo il Collegio dei docenti e il Consiglio di Istituto meri organi consultivi, depotenziandoli significativamente, in quanto li priva di ogni potere deliberativo – tengono a sottolineare i docenti -. Ogni decisione, infatti, non solo organizzativa e amministrativa ma persino pedagogica e didattica è affidata al Dirigente Scolastico con il rischio oggettivo di instaurare rapporti di favoritismo e clientelismo poiché affida a questa figura la scelta dei docenti dell’organico funzionale sulla base di criteri discrezionali, concedendo inoltre la facoltà di assegnare ai docenti “meritevoli” una somma, definita “bonus” (art. 11, commi 2 e 3), della cui entità peraltro il DdL non fa menzione. La cosiddetta autovalutazione della scuola verrebbe così a risolversi in un meccanismo premiale rivolto ai singoli docenti con decisione unilaterale ed esclusiva del Dirigente”.
La conclusione è amara e lapidaria: “Richiede deleghe abnormi e senza precedenti al Parlamento, sottraendole alla contrattazione sindacale, per rivedere praticamente tutta la legislazione scolastica vigente dall’autonomia scolastica al sistema di conseguimento delle abilitazioni, dallo statuto giuridico del personale scolastico, alla revisione degli organi collegiali, ai problemi della disabilità e così via, prefigurando un’ulteriore pericolosa compressione delle prerogative del Parlamento e della qualità della democrazia nel nostro Paese“.