Come vi abbiamo già raccontato lo scorso 11 ottobre, Vincenzo Coviello, dipendente della filiale biscegliese di Intesa San Paolo, deve rispondere dell’accusa di accesso abusivo e dunque di accesso indebito ai dati finanziari di istituzioni poste a fondamento della Repubblica (presidente de senato della Repubblica, presidente del consiglio dei ministri, ministro della Difesa, componenti del parlamento della Repubblica) e loro familiari e/o collaboratori.Coviello, grazie al suo ruolo all’interno dell’istituto bancario, la filiale di Intesa San Paolo di Bisceglie (Bat), aveva accesso a un vasto sistema informatico, protetto da misure di sicurezza che, tuttavia, è riuscito a bypassare utilizzando le sue credenziali lavorative. Le perquisizioni hanno riguardato la sua abitazione a Bitonto, i veicoli in suo possesso, nonché la sua ex postazione di lavoro presso la filiale Agribusiness di Barletta – Distaccamento di Bisceglie.
La prima denuncia nei confronti del Gruppo Intesa San Paolo Spa per accessi sospetti al suo conto in banca sarebbe stata formalizzata da un noto medico pugliese, concittadino del 52enne Vincenzo Coviello. Secondo quanto accertato, la denuncia–querela è stata formalizzata il 22 luglio 2024: il medico sarebbe tra i 3572 clienti “spiati” dal banchiere. Dopo un’indagine interna alla banca, il 52enne Coviello è stato licenziato ad agosto scorso.
“Oggi è il primo giorno che non abbiamo visto comprare il giornale a quello che abbiamo scoperto essere Vincenzo Coviello. Veniva qui tutti i giorni alle 7:45 a comprare il Sole24Ore e il Corriere della Sera. L’ultima volta è stata proprio ieri mattina”, ha raccontato all’Agi l’edicolante bitontino che era solito vendere i quotidiani a Coviello. I giornalisti dell’Agi hanno ascoltato le testimonianze di alcuni suoi concittadini, che riferiscono di “non riuscire a capire perché l’abbia fatto”. “Forse voleva guadagnarci da quei dati, forse li vendeva sul darkweb? Ma che senso ha sapere cosa fa un politico? Dove va a cena o cosa acquista?”. Davanti ai bar, in centro a Bitonto, non si parla d’altro. “Una persona a posto. Qualche volta l’ho incontrato in cartoleria per comprare il giornale, un uomo, taciturno, schivo. Non ha mai dato nessun sospetto”. Alcuni politici locali sostengono di non averlo mai visto prima a nessuna manifestazione pubblica e di aver avuto difficoltà “ad associare al nome un volto” quando è scoppiato il caso.